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Stato d’emergenza, istituzioni preoccupate

Ora si attendendo le spiegazioni del ministro Maroni.  "Riferirò martedì alla Camera"

ROMA, 26 luglio 2008 – L’inattesa decisione del Consiglio dei ministri di estendere all’intero territorio nazionale la dichiarazione di stato di emergenza per l’afflusso di cittadini extracomunitari sta destando serie preoccupazioni non solo fra le opposizioni, ma anche a livello istituzionale.

Significativo che il presidente della Camera Gianfranco Fini, appresa la notizia, abbia chiesto al governo di riferire entro martedì in Parlamento. Anche dal Quirinale è trapelato un certo stupore e rammarico per le modalità di adozione di un provvedimento che tocca temi così sensibili. Ciò pur tenendo presenti tutti i precedenti in materia, compresi quelli relativi ai decreti adottati dal governo Prodi nel 2007 e nel 2008.

Al Colle è stata rilevata in particolare la diversità delle interpretazioni date per spiegare il repentino ritorno alla estensione a tutto il territorio nazionale dello stato di emergenza. Forse anche per questo il ministro dell’Interno Roberto Maroni nella sua conferenza stampa ha rivelato di aver avuto un colloquio telefonico con Napolitano e di avergli annunciato l’invio di tutta la documentazione.

Le diversità di accenti sono venute dall’interno stesso della maggioranza. Ad esempio, lo stesso Maroni ha sostenuto che il provvedimento è motivato dal “persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari” e serve a “potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno”, mentre il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri ha invece detto che il provvedimento serve “per permettere alle strutture di organizzarsi per l’accoglimento e l’identificazione” degli immigrati. Molto duri i commenti delle opposizioni, dall’Udc al Pdci, al ministro ombra del Pd Marco Minniti, con varie sottolineature degli aspetti procedurali e del modo disorganico di procedere in una materia su cui, fra l’altro, è stato appena approvato il decreto sulla sicurezza.

MARONI RIFERIRA’ MARTEDI’ PROSSIMO ALLA CAMERA
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha fatto sapere, nella serata di ieri, che riferirà martedì prossimo, alle 15, in Aula alla Camera sullo stato di emergenza esteso a tutto il territorio nazionale in tema di immigrazione.

COSA E’ LO STATO DI EMERGENZA NAZIONALE
Il provvedimento di estensione all’interno territorio nazionale dello stato di emergenza per l’immigrazione varato dal governo consentirà “l’adozione di procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza”, come ha spiegato il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Mario Morcone. Lo stato di emergenza era stato proclamato per la prima volta nel 2002 ed era stato prorogato ogni anno fino al 2007. Da gennaio 2008 anche per il miglioramento della situazione nelle strutture di accoglienza, era stato limitato solamente alle regioni di Puglia, Sicilia e Calabria. Morcone ha ricordato che “l’eccezionale afflusso di immigrati e richiedenti asilo soprattutto dalla Somalia e dall’Eritrea ha reso necessario in questi mesi distribuire le persone giunte a Lampedusa e sulle coste meridionali in altre realtà nazionali e con procedure d’urgenza. Sono stati pertanto allestiti centri di assistenza e soccorso ad Aviano, a Castiglione delle Stiviere, a Settimo Torinese, a Castelnuovo di Porto e ad Ancona. Questa situazione di eccezionale pressione ha reso necessario espandere nuovamente sul restante territorio nazionale la dichiarazione di emergenza”.

Il provvedimento del governo, ha rilevato Morcone, consentirà “attraverso l’utilizzo di ordinanze di protezione civile, l’adozione di procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza nonchè interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria in strutture soggette a quotidiano degrado. Si tratta in sostanza – ha concluso Morcone – di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto e che quest’anno avevamo sperato che si potesse limitare a tre sole regioni. A tutt’ oggi ospitiamo su tutto il territorio nazionale 7.359 cittadini stranieri”.

Stefano Camilloni

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