in

Francia. “Gli immigrati imparino l’inno nazionale”

Oltre ai corsi di lingua e cultura francese, il ministro dell’immigrazione propone l’insegnamento della Marsigliese

Parigi – 6 novembre 2008 – Fischiano la Marsigliese? E Brice Hortefeux, ministro dell’Immigrazione gliela farà imparare a memoria. Come già annunciato, i ”nuovi arrivati” in Francia, secondo una proposta lanciata dal fedelissimo del presidente Nicolas Sarkozy, dovranno sottoporsi a corsi di lingua e cultura, ma non solo. In programma anche lezioni di ”inno nazionale”, la celebre, ma ultimamente fischiatissima ‘Marsigliese’.

L’allora presidente Jacques Chirac, si alzo’ dalla tribuna d’onore e se ne ando’ quando, prima di un celebre Francia-Algeria di qualche anno fa, lo Stade de France sommerse sotto una bordata di fischi la banda che suonava l’inno composto da Rouget de Lisle nel 1792. L’incidente si e’ ripetuto lo scorso 14 ottobre: Francia-Tunisia, Stade de France, Marsigliese… e giù fischi.

Stavolta a tuonare è stato Sarkozy e dopo di lui molti altri ma voci autorevoli come quella del presidente dell’Uefa, Michel Platini, si sono levate a difesa della libertà di cantare o non cantare, di amare o di detestare un inno (”io – ha detto – non l’ho mai cantata. Ai miei tempi veniva sempre fischiata, ma nessuno protestava”). In particolare, si è rinnovata la polemica sulle parole dell’inno, molto cruente e riferite a una guerra, che poco hanno quindi a che fare con eventi sportivi o con la cultura dei giovani del XXI secolo.

Ma due giorni fa, in occasione di un vertice europeo sull’immigrazione tenutosi a Vichy, il governo francese ha rincarato la dose. Al termine degli incontri, il ministro Brice Hortefeux è tornato sulla Marsigliese, ”troppo spesso sentita come una melodia ma non come una pedagogia”. Secondo lui, ”non si spiega abbastanza ai migranti che vogliono stabilirsi in Francia da dove viene questo canto, ciò che significa e di quali valori sia veicolo”.

Non si sa ancora bene cosa preveda Hortefeux per l’insegnamento, anche perchè la proposta di inserire l’inno francese in un ipotetico ”passaporto per la cittadinanza”, o quantomeno per il permesso di soggiorno, dovrà essere sottoposta all’inizio dell’anno prossimo all’Authority per l’Integrazione, che avvierà una riflessione.

Intanto, a partire dal 12 novembre, partirà un progetto pilota di scolarizzazione per genitori immigrati. Corsi basati sull’insegnamento della lingua francese, ”strumento prioritario dell’integrazione”, in 46 scuole distribuite in 12 dipartimenti su tutto il territorio francese. Un esperimento, ha precisato Hortefeux, che si svolgerà su base ”volontaria” – sia da parte degli insegnanti sia dei genitori – e in orario extrascolastico. Sembra che già 700 persone si siano iscritte e in questo caso gli insegnanti, pagati con ore di straordinario, non mancano.

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Online tutti i permessi pronti a Roma

Uil: “Permesso di un anno a chi perde il lavoro”