"Questo perchè non ci sia alcun tipo istigazione all’odio durante un momento che deve essere soltanto religioso" ROMA, 19 gennaio 2009 – ”La predicazione nelle moschee deve essere fatta in lingua italiana. E piu" in generale, il Corano deve essere predicato nella lingua del paese in cui il musulmano vive".
E’ questa la proposta del presidente della Camera, Gianfranco Fini che ha riaperto il dibattito sui luoghi di culto islamici In Italia.
La proposta di Fini ha ricevuto il "no" da parte del Prc e del Pd e il plauso della Lega, e ha diviso le comunità islamiche con il consenso del Centro islamico culturale d’Italia e la critica dell’Unione Comunità islamiche in Italia (Ucoii).
Fini ha parlato da Abu Dhabi, dove si trova in una visita negli Emirati Arabi si dichiara d’accordo con il principe Bin Zayed il quale, spiega il presidente della Camera, "è fermamente convinto della necessità, in Italia come negli altri Paesi, di una predicazione del Corano nella lingua del paese che ospita il musulmano. E ciò perchè, come avviene negli Emirati, non ci sia alcun tipo di predicazione e istigazione all’odio durante un momento che deve essere soltanto religioso".
Questa notazione, ha sottolineato il presidente della Camera, "va tenuta presente soprattutto in Italia, vista la superficialità con cui qualche volta da noi si affrontano questioni così complesse".
Secondo il Pd la proposta di Fini è "inefficace". ”Innanzitutto – ha spiegato Enrico Farinone – perchè bisognerebbe controllare periodicamente tutte le moschee poi perchè la lingua dell’Islam è l’arabo e la predicazione obbligatoria in italiano rischierebbe di provocare un senso di rigetto verso il nostro paese". "Per evitare l’istigazione all’odio – ha detto – la soluzione è una sola: maggiore integrazione”.
Di altro tono la reazione della Lega. Roberto Cota sottolinea ”che sia dal cardinal Poletto sia da Fini viene posta l’attenzione su temi che sono stati sviluppati nel dettaglio nella proposta di legge leghista che stabilisce anche le prediche siano fatte nella nostra lingua mentre le moschee non possano essere costruite a meno di un chilometro dalle chiese.
Dal Centro Islamico Mario Scialoja si dichiara invece "totalmente d’accordo con Fini" . "Perchè – spiega – anche se è vero che la lingua del Corano è l’arabo il sermone del venerdì deve essere fatto in italiano perchè deve diventare la lingua comune di tutti gli immigrati che intendono stabilirsi permanentemente in questo perse".