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Cgil: “Assegno sociale negato agli immigrati”

"Per averne diritto – denuncia Pietro Soldini – un emendamento richiede soggiorno legale e lavoro continuativo per 10 anni" 

Roma – 24 luglio 2008 – ”Un emendamento alla manovra triennale nega a tutti gli effetti l’assegno sociale agli immigrati”. Lo denuncia e condanna il responsabile dell’ufficio per le Politiche dell’Immigrazione della Cgil Nazionale, Pietro Soldini.

Infatti, con il voto di fiducia al maxi emendamento al decreto legge 112/2008, è stato approvato, spiega Soldini, "un emendamento che stabiliva i requisiti richiesti ai cittadini stranieri ultra sessantacinquenni per avere diritto all’assegno sociale, fissati in cinque anni di soggiorno legale e continuativo".

L’emendamento approvato "prevede oltre al soggiorno legale, anche un lavoro in regola e continuativo con un reddito non inferiore all’assegno sociale stesso e, ancora più grave, passa dai 5 ai 10 anni il periodo minimo". "In concreto – osserva il sindacalista – significa negare l’assegno sociale a tutti gli immigrati e prevederlo in teoria soltanto per quelli che non ne hanno bisogno perché avranno avuto un lavoro e un reddito che gli darà diritto alla pensione contributiva”.

Questo provvedimento, quindi, giudica il dirigente sindacale della Cgil, "snatura il senso profondo dell’istituto dell’assegno sociale come strumento di aiuto ai soggetti più deboli e accentua in modo intollerabile le discriminazioni normative nei confronti degli immigrati".

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