"Il Paese è già multiculturale". "Non creiamo una generazione di stranieri nel loro Paese"
Roma – 8 giugno 2010 – “I dati sull’andamento demografico resi noti dall’Istat mostrano un’Italia a natalità negativa se non fosse per il contributo prezioso dei cittadini stranieri. E’ un Paese che, ci piaccia o no, si mostra sempre più interculturale e che non aspetterà certo l’autorizzazione della politica per esserlo. Compito dalla classe dirigente non e’ rifiutare un dato di fatto, ma governarlo".
Così in una nota Andrea Sarubbi, deputato del Pd promotore, con il finiano Granata, della proposta bipartisan di riforma della cittadinanza.
"Non mi sembra questo l’atteggiamento di chi utilizza invece il dato dei nuovi nati stranieri per mettere i paletti alla riforma della cittadinanza” dice Sarubbi. Il riferimento è alla deputata del Pdl Isabella Bertolini, che ieri ha parlato dei rischi di una riforma basata sullo ius soli. ”Concedere la cittadinanza a questi bambini – spiega Sarubbi – puo’ essere sicuramente una rivoluzione, ma in senso positivo. Proprio per questo non bisogna giocare sul significato delle parole”.
“Non c’e’ nessun automatismo nello ius soli temperato, cardine della proposta di legge bipartisan, che si applica infatti solo ai minori nati da famiglie stabilmente residenti. Sono bambini che stanno crescendo e si formeranno da noi, saranno italiani culturalmente. Il vero rischio e’ – conclude Sarubbi -, semmai, quello di creare una generazione di stranieri nel loro Paese, di ragazzi senza radici e senza Patria".