Roma, 17 aprile 2019 – Sale la tensione sulla direttiva Salvini sulla Mare Jonio che è stata inviata anche ai vertici della Difesa e della Marina. Dal ministero della Difesa emerge irritazione per uno sconfinamento del Viminale. E’ stata superata una linea rossa, osservano fonti della Difesa.
Il ministro della Difesa Trenta l’accusa di ingerenza per la direttiva sui porti? “Mio compito è difendere i confini, combattere terroristi e scafisti”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini arrivando alla Camera per l’assemblea dei gruppi della Lega. Ma i porti sono chiusi o aperti? “Io ho il diritto-dovere di decidere in quale porto sbarca tizio o caio: finché sarò io a decidere non c’è nessun porto disponibile per far sbarcare tizio o caio”.
“Al momento non c’è guerra, ci sono scontri e noi stiamo lavorando affinché non ci sia la guerra”, ha affermato Salvini a ‘Di Martedì’ su La7 parlando della situazione in Libia sostenendo dunque che chi parte oggi non è un profugo. In ogni caso, ha ribadito “siccome sui barconi c’è la possibilità che ci siano dei terroristi, rischio dei processi ma non mi interessa: se è a rischio la sicurezza italiana, io non do l’autorizzazione allo sbarco neanche ad un barcone”.
La direttiva sui porti è “doverosa, oltre che legittima e lecita, a fronte di un pericolo imminente”. Così fonti della Lega difendono la scelta del ministro Matteo Salvini che avrebbe provocato l’irritazione del ministero della Difesa. Al Viminale, spiegano le stesse fonti, sono “tranquillissimi”, perché il ministero dell’Interno è “la massima autorità per la sicurezza interna”.
Il tema della direttiva Salvini e delle tensioni tra Viminale e ministero della Difesa non è stato affrontato – si è appreso – nell’incontro di oggi al Quirinale tra il presidente Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte.
Cosa prevede la direttiva. Con una direttiva datata 15 aprile e firmata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si danno indicazioni alle forze di polizia e ai capi di Marina e Guardia costiera di “vigilare” affinché il comandante e la proprietà della “Mare Jonio” – la nave della piattaforma Mediterranea Saving Humans salpata domenica scorsa da Marsala – “non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti autorità”. Secondo la direttiva, “gli interventi da parte di imbarcazioni private in determinate e circoscritte aree di mare, che si risolvono nel preventivato ed intenzionale trasporto dei migranti verso le coste europee” incentivano “gli attraversamenti via mare di cittadini stranieri non in regola con il permesso del soggiorno” e ne favoriscono “obiettivamente l’ingresso illegale sul territorio nazionale”. Inoltre, questa attività “accresce il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare e determina la violazione delle norme nazionali ed europee in materia di sorveglianza delle frontiere marittime e di contrasto all’immigrazione illegale”. A cioò si aggiungano, si legge sempre nella direttiva, “i rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Nella direttiva firmata da Salvini si intima dunque alla Mare Jonio di attenersi “alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati per la citata attività”, e di rispettare “le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare elle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi.