Il Consiglio italiano per i rifugiati: “Dal 1 marzo 13 mila persone non sapranno dove andare. Serve un programma nazionale di integrazione”
Roma – 22 febbraio 2013 – Il prossimo primo marzo, quando sarà terminata la decretata “Emergenza Nord Africa” e i centri accoglienza verranno chiusi, circa 13 mila profughi non sapranno dove andare. E anche se l’ultima circolare del Viminale ha chiarito alcuni aspetti, gli interventi fatti dal governo nella gestione dell’uscita dall’Emergenza del Nord Africa “sono avvenuti con troppo ritardo e sono insufficienti per una soluzione”.
Lo denuncia oggi il Consiglio Italiano per i Rifugiati, sottolineando che la prevista assistenza in denaro di 500 euro al momento dell’uscita dai centri certamente non sostituisce un programma di integrazione lavorativo e alloggiativo. Tale programma, ribadisce il CIR, avrebbe potuto essere finanziato un anno fa, al posto di spendere centinaia di milioni di euro solo per la fornitura di vitto e alloggio.
Come altre organizzazioni umanitarie e voci della società civile italiana, da tempo il CIR aveva chiesto al governo di impostare delle misure per la formazione professionale, per borse lavoro e per un’iniziale assistenza alloggiativa, a fianco di un generoso programma di ritorno volontario assistito con iniziative di reintegrazione nei paesi di origine nell’Africa Sub – sahariana. “Ma purtroppo per due anni ha prevalso un approccio emergenziale” si legge in una nota diffusa oggi.
Il CIR apprezza il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai profughi nonché l’assicurazione che le persone appartenenti a gruppi vulnerabili come minori non accompagnati, vittime di tortura e famiglie numerose possano avere accesso all’accoglienza prolungata nel sistema ordinario di protezione. Tuttavia, ribadisce che per la maggioranza delle persone si prospetta un futuro del tutto incerto.
“La cosiddetta “Emergenza Nord Africa” ha dimostrato ancora una volta l’incapacità del sistema di asilo Italiano che a fronte di un investimento economico elevatissimo –di una media di circa 25mila euro a persona – non è riuscito a mettere in campo risposte qualificate di accoglienza e integrazione. Crediamo che sia lo specchio di un sistema ancora immaturo che in tema di integrazione per i rifugiati ha ancora molto da consolidare” dice Christopher Hein, direttore del CIR.
“Come CIR abbiamo chiesto alle forze politiche che si preparano a governare questo Paese l’introduzione di un programma nazionale di integrazione per i rifugiati che possa permettere all’Italia di dare prima un’accoglienza dignitosa a quanti fuggono in cerca di protezione e poi li accompagni verso l’integrazione, che significa autonomia. E che permetterebbe ai rifugiati – conclude Hein – di diventare delle risorse nel nostro Paese”.