I giudici contro la circolare dell’ex ministro, già cancellata da Cancellieri, che impediva l’ingresso della stampa nei centri. “Non si possono tenere fuori i cani da guardia della democrazia”
Roma – 25 maggio 2012 – Il primo aprile dello scorso anno, una circolare dell’allora ministro Roberto Maroni chiuse le porte dei centri di identificazione ed espulsione ai giornalisti. Appellandosi “al massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nordafrica” e alla volontà di “non intralciare le attività loro rivolte” prevedeva che nelle strutture potessero entrare solo poche organizzazioni umanitarie e le associazioni che vi lavoravano.
Le cose, oggi, vanno meglio. Dopo la campagna LasciateCIEntrare promossa da un gruppo di assocazioni e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, a dicembre una direttiva del nuovo titolare del Viminale, Anna Maria Cancellieri, ha cancellato quel divieto generico, specificando che l’accesso dei Cie può essere negato solo per problemi di ordine pubblico (e questo lascia ancora molta discrezionalità ai prefetti) o quando sono in corso dei lavoro di ristrutturazione.
Ora Maroni è stato bocciato anche dai giudici. Una settimana fa una sentenza del Tar del Lazio ha infatti dichiarato illegittima la sua circolare, accogliendo un ricorso presentato dai giornalisti Raffaella Cosentino e Stefano Liberti e promosso dagli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani (UFTDU), in collaborazione con Open Society Justice Initiative (OSJI).
“Anche volendo condividere l’opinione secondo la quale l’accesso ai centri di accoglienza non è libero ma deve essere regolamentato, appare chiaro che l’esclusione della stampa – ossia dei “watch dog della democrazia e delle istituzioni” – non può avvenire in termini assoluti e, comunque, senza motivazione alcuna” si legge nella sentenza. I giudici hanno quindi disposto l’annullamento della circolare di Maroni (e in questo sono stati preceduti da Cancellieri) e condannato il Ministero dell’interno alle spese di giudizio.
“L’accesso della stampa nei centri per immigrati garantisce che vi sia controllo pubblico sul modo in cui tali centri vengono gestiti e sul trattamento cui sono sottoposte le persone ivi trattenute” commentano UFTDU e OSJI. Secondo le due organizzazioni, “la detenzione amministrativa per i migranti deve rimanere una soluzione residuale. L’accesso a una maggiore informazione circa i centri di detenzione per migranti non fa che rinforzarci nella convinzione del necessario superamento di queste strutture degradanti per i migranti e costose per lo stato”.
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EP