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Il sindaco di New York: “Gli Usa devono attrarre più talenti dall’estero”

Bloomberg sul crollo dell’immigrazione qualificata: “Abbiamo perso incisività”. “Servono regole diverse Stato per Stato, bisogna costringere i grandi Comuni ad accogliere immigrati”

Roma – 24 maggio 2012 – Il governo federale degli Stati Uniti dovrebbe “costringere” i grandi Comuni ad accogliere immigrati. Solo così, secondo il sindaco di New York Mike Bloomberg, questi potranno salvare le loro economie in crisi.

 

Bloomberg ha proposto la sua ricetta due giorni fa, commentando i risultati di uno studio della Partnership for a New American Economy, che evidenzia come gli Usa non riescono più ad attrarre talenti da quando, soprattutto in seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001,  hanno reso più severe le loro politiche di immigrazione.  Nel 1991, circa il 18 per cento degli  immigrati in Canada e negli Usa erano lavoratori “altamente qualificati”. Lo scorso anno, per il Canada la percentuale era salita al 67%, negli Usa crollata al 13%.

Secondo la Partnership, bisognerebbe concedere un numero maggiore di visti agli studenti di scienze ed ingegneria. Il sindaco di New York ha anche proposto l’istituzione di un programma dedicato ad aiutare gli imprenditori stranieri ad aprire la propria attività negli States.

“Stiamo perdendo la nostra incisività” ha detto Bloomberg e ha suggerito anche di prendere esempio dal Canada, dove ogni regione, a seconda delle sue esigenze di manodopera, ha regole diverse per l’immigrazione. “Non c’è ragione – ha commentato  – di avere una politica comune sull’immigrazione, bisognerebbe permettere a ogni Stato di fare a modo suo”.

“Io – ha aggiunto – convnicerei il governo federale a fare un passo ulteriore. Dovrebbe costringere alcuni luoghi che non vogliono gli immigrati ad accettarli, perché è l’unica soluzione per queste grandi e svuotate città dove l’industria se ne è andata e mai tornerà a meno che non vi fai trasferire delle persone”.

L’anno scorso, Bloomberg lanciò una proposta simile per rivitalizzare Detroit. La città avrebbe dovuto aprire le porte agli immigrati a condizione che si impegnassero a viverci per cinque o dieci anni, aprendo nuove imprese per far ripartire l’economia.

“Questo è un Paese – disse in quell’occasione – che è stato costruito dagli immigrati … che è diventato una superpotenza grazie alle sua popolazione immigrata e se non continueremo ad avere immigrati non potremo continuare ad essere una superpotenza”.

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