Roma, 7 maggio 2019 – Il Papa è tornato a parlare dei rifugiati iracheni e siriani che ha incontrato in una struttura gestita dalla Caritas bulgara in periferia di Sofia, il Centro di Vrazhedebna, al momento di incontrare i cattolici nella città di Rakovsky, sottolineando, in un paese che ha vissuto un massiccio afflusso di profughi dal confine orientale nel 2015, che “amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum vitae”.
“Vorrei condividere con voi un’esperienza di poche ore fa”, ha detto il Papa ai fedeli della città bulgara a più alta densità di popolazione cattolica. “Questa mattina ho avuto la gioia di incontrare, nel campo-profughi di Vrazhedebna, profughi e rifugiati provenienti da vari Paesi del mondo per trovare un contesto di vita migliore di quello che hanno lasciato, e anche, ho incontrato volontari della Caritas”, ha detto Francesco suscitando l’applauso ai volontari della Caritas, che si sono alzati in piedi, tutti con una maglietta rossa.
“Quando sono entrato qui e ho visto i volontari della Caritas, ho domandato chi fossero, perché pensavo fossero i vigili del fuoco! Così rossi! Lì mi dicevano che il cuore del Centro – di questo Centro di rifugiati – nasce dalla consapevolezza che ogni persona è figlia di Dio, indipendentemente dall’etnia o dalla confessione religiosa. Per amare qualcuno non c’è bisogno di chiedergli il curriculum vitae; l’amore precede, sempre va avanti, si anticipa. Perché? Perché l’amore è gratuito’.