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Milano, 41 lavoratori stranieri discriminati in ospedale

Accolto il ricorso di Cgil e Cisl contro l’esclusione di 41 lavoratori extracomunitari dell’ospedale San Paolo di Milano. MILANO, 2 agosto 2008 – I giudici del lavoro di secondo grado di Milano hanno confermato la sentenza con cui, nel giugno scorso, il giudice Carla Bianchini aveva accolto il ricorso di Cgil e Cisl contro l’esclusione di 41 extracomunitari infermieri, tecnici e operatori sociosanitari dai concorsi per la stabilizzazione dei lavoratori precari dell’ospedale San Paolo di Milano.

Il giudice aveva dichiarato "discriminatorio" il comportamento dell’Azienda ospedaliera, ordinando di riammettere alle graduatorie gli extracomunitari con contratti a tempo determinato o contratti di collaborazione e stabilendo un risarcimento di 2 mila euro a favore di una marocchina.

"In materia sanitaria si deve ritenere che il requisito della cittadinanza italiana sia caduto per una specifica categoria, quella degli infermieri – scrivono ora i giudici di secondo grado – rispetto alla quale, sia per sanare la cosiddetta ‘emergenza infermieristica’, sia per la estraneità di tale figura a qualsiasi esercizio di pubbliche funzioni, il legislatore ha scelto di rimuovere espressamente il requisito".

"Non appare dunque invocabile quella esigenza di ‘fedelta’ alla Nazioné del dipendente pubblico – prosegue la sentenza dei giudici Monica Vitali e Gabriella Mennuni -, ripetutamente richiamata dalla reclamante (l’ospedale, ndr), tenuto conto che, ove sussistente, dovrebbe valere anche in caso di assunzioni a termine e non solo in caso di assunzione stabile, tanto più quando, come nel contesto attuale, i rapporti a termine si protraggano per anni e anni svolgendo all’interno della pubblica amministrazione una funzione assolutamente identica a quella che svolge il dipendente a tempo indeterminato".

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