L’Istat e le “100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Nel mercato del lavoro si riducono i divari tra italiani e stranieri
Roma – 7 aprile 2016- All’inizio del 2015 risiedono in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9% in più rispetto all’anno precedente) che rappresentano l’8,2% del totale dei residenti. Sia gli ingressi dall’estero, sia le nascite di bimbi stranieri sono però in calo.
A offrire uno sguardo d’insieme sui numeri dell’immigrazione è oggi “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, aggiornato oggi dall’Istat. Uno strumento online che permette di navigare, anche a livello regionale, tra vari indicatori, dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, passando dalle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica, all’ambiente.
Nella voce “stranieri” l’Istat ricorda che all’inizio dello scorso anno erano regolarmente presenti 3.929.916 cittadini non comunitari (55 mila unità in più rispetto al 2014). Dal 2011 il flusso di nuovi ingressi di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione. Durante il 2014 sono stati rilasciati 248.323 nuovi permessi, quasi il 3% in meno rispetto all’anno precedente. Il decremento riguarda, in particolare, i permessi per motivi di lavoro; in diminuzione anche quelli per motivi di famiglia mentre aumentano i permessi per asilo/motivi umanitari.
Nel mercato del lavoro si riducono i divari tra italiani e stranieri: nel 2014 il tasso di occupazione (20-64 anni) degli stranieri si attesta al 62,1% contro il 59,6% degli italiani; il tasso di disoccupazione diminuisce solo tra gli stranieri, che però continuano a presentare una disoccupazione più elevata (16,9% contro il 12,2% degli italiani ); il tasso di inattività per i 15-64enni cresce solo tra gli stranieri, tra i quali però è più basso (29,6% a fronte del 36,8%).
Il grado di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani: tra i 15-64enni quasi la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,1% una laurea (tra gli italiani il 15,5%).