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Ocse: “Immigrazione, fattore chiave per la ripresa”

"Serve a mantenere crescita e prosperità". "La crisi non diventi una scusa per chiudere le frontiere"

Roma  – 12 luglio 2010 – Le migrazioni internazionali sono diminuite durante la crisi ma con la ripresa gli immigrati saranno di nuovo necessari per coprire il fabbisogno di lavoro e competenze. Lo dice un report pubblicato oggi dall’Ocse, organizzazione internazionale dedicata alla cooperazione economica e allo sviluppo che riunisce trentuno Paesi industrializzati accomunati da sistema democratico ed economica di mercato.

L’International Migration Outlook 2010 dice che i flussi migratori nei Paesi Ocse sono scesi del 6% nel 2008 fermandosi a 4 milioni di persone, con un’inversione di tendenza rispetto all’incremento medio dell’11% registrato nei cinque anni precedenti. I dati nazionali recenti suggeriscono un’ulteriore diminuzione nel 2009.

Secondo l’organizzazione, la flessione riflette un calo della domanda di lavoro nei paesi industrializzati. Gli immigrati sono stati colpiti duramente dalla crisi occupazione, e specialmente i giovani hanno subito un calo più drastico dell’occupazione.

La disoccupazione tra i maschi immigrati, molti dei quali lavoravano in settore che sono stati colpiti duramente dalla crisi come costruzioni, hotel e ristorazione, è salita in genere di più che tra gli autoctoni, ma  nonostante ciò  pochi sono tornati in patria. In alcuni Paesi , c’è stato anche un incremento dei tassi disoccupazione tra le immigrate, che hanno iniziato a lavorare per coprire le perdite economiche dovute alla disoccupazione dei loro compagni.

Al di là dell’impatto a breve termine della crisi, nel lungo periodo l’immigrazione continuerà a giocare un ruolo vitale per l’economia dei paesi Ocse a causa del fabbisogno di nuovi lavoratori per mantenere crescita e prosperità. Per questo motivo, l’organizzazione chiede ai governi di fare ogni sforzo per assistere gli immigrati che hanno perso il lavoro, assicurando che abbiano gli stesi diritti dei disoccupati autoctoni e di aiutarli a cercare un nuovo lavoro e a imparare le lingua.

"È importante ricordare che gli immigrati danno un contributo prezioso all’economia, soprattutto nei momenti positivi" ha commentato il segretario generale Angel Gurría. "Le attuali difficoltà economiche non cambieranno le tendenze sul lungo periodo e non dovrebbero essere usate come una scusa per una stretta eccessiva sull’immigrazione. È importante che le politiche migratorie abbiamo una prospettiva di lungo periodo".

L’Organizzazione prevede che senza un incremento dei tassi attuali di immigrazione, la popolazione in età lavorativa nei paesi Ocse crescerà solo dell’1,9% nei prossimi 10 anni, contro un incremento dell’8,6% registrato nello scorso decennio.

Una delle chiavi per avere risultati soddisfacenti sul fronte occupazionale e per l’integrazione degli immigrati sarebbero le naturalizzazioni. Secondo l’Ocse si dovrebbero incoraggiare gli immigrati che vogliono prendere la nazionalità del Paese ospitante, e i governi dovrebbero ridurre gli ostacoli alle naturalizzazioni, come i divieti alle doppie cittadinanze e i criteri di accesso troppo restrittivi.

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