La presidente della Camera: “Consolati Ue nei Paesi di transito per valutare le domande di asilo e programmi di reinsediamento. Gli arrivi sono strutturali, non gestiamoli come emergenze”
Roma – 18 giugno 2014 – “Welcome, benvenuti in un posto sicuro, qui non vi succederà nulla, nessuno vi torturerà, nessuno vi ammazzerà, nessuno vi perseguiterà più”. Ma anche: “Ora che siete qui, organizzatevi, non riposate sugli allori, perché bisogna essere realistici, l’Italia può fare molto, ma non può fare tutto”
È quello che il presidente della camera Laura Boldrini vuole dire ai rifugiati, quando il 20 giugno li incontrerà in Sicilia come rappresentante dello Stato italiano.
Intervistata oggi da La Stampa, Boldrini dice che bisogna “intendersi sulla parola emergenza”. “Il Mediterraneo – spiega – è passato da rotta di migranti economici a via dell’asilo”, ma chi scappa dalla morte di ferma soprattutto in altri Paesi. “Nel Libano, che ha 4 milioni di abitanti, i rifugiati siriani sono 1 milione. E’ come se in Italia ce ne fossero 14 milioni, e invece ce ne sono 65.000, di tutte le nazionalità”.
Se si ha una quantità così enorme di persone in fuga, è ovvio che una piccola percentuale arriva anche in Europa”. Quanto piccola? “Meno dell’1%. L’emergenza non è qui, è lì”. Inoltre, la situazione italiana va contestualizzata guardando al resto dell’Ue: “La Germania ha ricevuto nel 2013 109.600 domande d’asilo, la Francia 60.000, la Svezia 54,200, l’Italia 27.800. Quante persone sono arrivate via mare quest’anno? 55.000, tante, ma non tantissime, se paragonate alle 800.000 che stanno in Giordania”.
Gli arrivi via mare, secondo la presidente della Camera, “sono un dato strutturale, non possono essere gestiti come emergenze”. Serve quindi “una cabina di regia capace di far colloquiare tutti gli attori e un monitoraggio che impedisca quello che avvenne nel 2011, quando si spesero tantissimi soldi per l’accoglienza, ma furono spesi male”.
Nella consapevolezza che “Mare nostrum da sola non basterà mai”, per strappare le persone ai trafficanti ed evitare nuove stragi servono “alternative alla fuga nel Mediterraneo”.
“Bisogna prevedere nei paesi di transito – ribadisce Boldrini – sedi diplomatiche dell’Ue attrezzate per accogliere domande d’asilo e per trasferire legalmente le persone nei paesi di destinazione. Oppure applicare il programma del “re-insediamento” dell’Unhcr, un sistema di screening dei rifugiati da cui gli stati membri possono poi pescare delle quote”.