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“Liberi di sposarsi”, nonostante Maroni

Ragusa: lei italiana, lui albanese col permesso scaduto. Il giudice: “Lo Stato non può interferire” Roma – 22 aprile 2010 – “La libertà di sposarsi (o di non sposarsi) e di scegliere il coniuge in assoluta libertà, riguarda la sfera dell’autonomia e dell’individualità e, quindi, una scelta sulla quale lo Stato, che tutela la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, non può interferire”.

Un frase che starebbe bene come pietra tombale della legge che dallo scorso agosto impedisce ai clandestini di sposarsi in Italia. Per ora è però solo il passaggio di una sentenza che ha permesso ieri a Egentian Mucaj ed Eugenia Libro, entrambi ventiquattrenni, di diventare finalmente marito e moglie.

Il 23 febbraio, giorno inizialmente fissato per le nozze, un ufficiale di stato civile di Ragusa li aveva rimandati a casa rifiutandosi di sposarli. Il motivo? Egentian, cittadino albanese, aveva in tasca un permesso di soggiorno scaduto e la ricevuta della domanda di rinnovo presentata in ritardo.

L’articolo 116 del Codice Civile, dopo le modifiche del pacchetto sicurezza, dice che per sposarsi bisogna esibire “un documento attestante la regolarità del soggiorno”, ma una circolare  del Viminale aggiunge che se il permesso è in fase di rinnovo bisogna verificare che la domanda sia stata presentata “nei termini di legge”. L’ufficiale quindi era stato inflessibile.

I promessi  sposi non si sono però dati per vinti,  con l’aiuto dell’avvocato foggiano Michele Maiellaro hanno chiesto l’intervento del Tribunale e i giudici hanno deciso che la circolare non va applicata, perché interpreterebbe erroneamente l’articolo 116, limitando la libertà di sposarsi. Così ieri, davanti al sindaco di Ragusa, Egentian ed Eugenia hanno potuto dire finalmente “sì”.

“La sentenza è un po’ pilatesca, perché ha bocciato la circolare, ma non ha riconosciuto la discriminazione né sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 116. Però forse è meglio così, perché se Egentian ed Eugenia avessero dovuto aspettare la Consulta chissà quando si sarebbero sposati” dice Maiellaro.

“La nuova legge, che ritengo incostituzionale e fortemente discriminatoria, sta colpendo tantissime coppie” aggiunge l’avvocato. Che denuncia: “Il più delle volte chi non ha il permesso in regola e vuole sposarsi viene rimandato a casa dal Comune senza un rifiuto scritto. Così diventa più difficile rivolgersi a un tribunale”.

Elvio Pasca

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