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“Reato di clandestinità viola la Costituzione”

Secondo la procura di Torino sarebbero violati l’articolo 2, 3 e 25 TORINO, 23 settembre 2009 – La procura di Torino ha sollevato una questione di costituzionalità sull’introduzione del reato di clandestinità, ritenendola non manifestamente infondata.

Le argomentazioni della Pm Paola Bellone davanti al giudice di pace si basano sulla possibile violazione di alcuni articoli della Costituzione: l’articolo 3 (principio di uguiaglianza) e l’articolo 2 (violazione dei diritti fondamentali dell’essere umano) e l’articolo 25 (principio di legalita’ sotto il profilo della punibilita’ di condotte materiali ascrivibili alla volonta’ di un soggetto).

La questione e’ stata sollevata in relazione al procedimento contro un immigrato egiziano, residente a Coassolo e sposato con una donna marocchina. I due hanno una bambina di pochi mesi. La donna e’ regolare, l’uomo voleva regolarizzarsi ma, quando si e’ presentato per chiedere il permesso di soggiorno, le autorita’ in base alle nuove normative, sono state costretto a denunciarlo. Secondo la Procura, "dalla configurazione come reato dello status di clandestino derivano una serie di conseguenze sul piano del riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, garantiti anche da convenzioni internazionali, quali il diritto del minore straniero all’identificazione e alla cittadinanza al momento della nascita e il diritto all’istruzione superiore".

In relazione all’articolo 25, i pm torinesi sottolineano che "la norma incriminatrice sanziona, nella sostanza, una mera condizione perosnale dello straniero clandestino e, cioe’, il mancato possesso di un titolo abilitativo all’ingresso o alla permanenza nel territorio dello Stato, una condizione che – prosegue sempre la nota – la Corte Costituzionale ha gia’ ritenuto ‘una condizione soggettiva che di per se’ non e’ univocamente sintomatica di una particolare pericolosita’ sociale".

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