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Save the Children: “Chiarimenti sui 30 bambini rinchiusi in condizioni disumane in Libia”

"Sconcertati dal silenzio assordante del governo alle varie richieste di chiarimenti" ROMA, 27 luglio 2009 – In merito alle testimonianze pubblicate dall’"Espresso", che parlano di circa 30 bambini rinchiusi in condizioni disumane, Save the Children torna a chiedere il blocco dei rinvii e che il governo riferisca in Parlamento.

Secondo quanto denunciato dal settimanale, a Bengasi, il Libia, in uno dei centri di detenzione per immigrati, ci sarebbero circa 800 persone, tra cui 30 bambini. Save the Children esprime "la sua preoccupazione e dichiara di essere sconcertata dal silenzio assordante del governo alle varie richieste di chiarimenti.

La nostra Organizzazione ha reiteratamente espresso preoccupazione sui respingimenti verso un Paese che non garantisce le dovute tutele a chi si mette in fuga in cerca di protezione e che non tiene in debita considerazione neanche i gruppi piu’ vulnerabili come i minori”, ha ricordato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. L’organizzazione ribadisce che "l’Italia non puo’ porre in essere misure di controllo delle frontiere nelle acque internazionali che non tengano conto dei diritti umani dei migranti, ne’ puo’ rinviare persone in Stati Terzi in cui tali diritti non sono ancora garantiti".

Pertanto, Save the Children Italia raccomanda al governo italiano "di interrompere, qualora fossero ancora in corso, e di non effettuare in futuro, operazioni di rinvio in Libia di migranti rintracciati in acque internazionali. Di promuovere, nell’ambito dell’accordo Italia-Libia, l’istituzione in Libia di un sistema di monitoraggio indipendente sulla conformita’ delle condizioni e delle procedure di accoglienza dei migranti e, in particolare, dei minori non accompagnati e dei nuclei familiari con minori a carico, agli standard previsti dalla normativa internazionale in materia".

Inoltre, l’organizzazione chiede all’esecutivo "di prestare particolare attenzione nell’ambito del monitoraggio, alle situazioni di detenzione e possibili violazioni dei diritti dei migranti e in modo specifico dei minori". Quindi, "in considerazione della responsabilita’ extra-territoriale dello Stato italiano, in materia di divieto di refoulement e delle numerose e autorevoli denunce da parte di agenzie delle Nazioni Unite e ong su ripetute e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia (in particolare nei confronti di migranti, inclusi minori)", Save the Children domanda anche "di documentare se esiste e se e’ effettivamente applicato in Libia un sistema di protezione dei minori migranti, conforme alla normativa internazionale, nonche’ di riferire in Parlamento, e soprattutto alla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, su tale accertamento e sulle modalita’ con cui e’ avvenuto".

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