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Sbarchi. Il Viminale: “Accoglienza al collasso, il problema è la Libia”

"Mare Nostrum salva le vite, ma ha facilitato le partenze". Audizione in Senato del direttore centrale dell'immigrazione, che poi però specifica: "Situazione sotto controllo"

Roma – 29 aprile 2014 – In nordafrica ci sono "800 mila persone, se non di più" che  vorrebbero raggiungere l'Europa. A dirlo è stato stamattina il prefetto Giovanni Pinto, direttore centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell'Interno,  nel corso di un'audizione al Senato.

"Il sistema di accoglienza – ha spiegato – è al collasso, non abbiamo più luoghi dove portarli e le popolazioni locali sono indispettite dal continuo arrivo di stranieri" e il Viminale si sta attrezzando per dare accoglienza a 50 mila persone. "Sicuramente l'operazione Mare Nostrum – ha sottolineato poi il prefetto – ha dato risultati eccellenti, anche se ha incrementato le partenze dalla Libia".

 "Attraverso la Libia – ha spiegato Pinto – giunge l'universo mondo. In quel Paese c'è la percezione di assoluta mancanza di controllo e rischiamo in prospettiva di vedere aumentare sensibilmente il numero di clandestini. In Libia non c'è un primo ministro, non c'è alcuna compagine governativa, non ci sono ministri. Ci sono clan, due in questo momento, che hanno il controllo: uno di area moderata, l'altro estremista supportato dal Qatar. I rappresentanti nominati dell'Assemblea sono alle dipendenze delle tribù che controllano il territorio".

"Non abbiamo di fronte – ha lamentato il dirigente del Viminale – un governo col quale instaurare una dialettica, mancano interlocutori, possiamo dare tutti gli aiuti che vogliono, ma poi potrebbero essere usati in maniera negativa, non per le finalità stabilite".

Dopo la tragedia del 3 ottobre a Lampedusa, ha ricordato Pinto, "non abbiano più morti e questo è un dato oggettivo. Meglio gli arrivati che i morti, anche se un così massiccio arrivo di persone crea problemi. Mare Nostrum ha svolto un'operazione di drenaggio delle partenze, raccogliendo finora 23mila persone".

I soccorsi,  ha proseguito il dirigente del Viminale, "si svolgono a 30-40 miglia dalle coste libiche, le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di uomini lo sanno e ricorrono a natanti di qualità sempre peggiore, gommoni artigianali fatti in casa e barconi fatiscenti. Il prezzo del viaggio si è abbassato rapidamente. Non hanno bisogno di mettere eccessivo carburante e cibo perché sanno che la percorrenza massima sarà di 10-12 ore e le organizzazioni stanno lucrando ingenti somme da questo traffico".

Secondo Pinto, serve "una exit strategy da Mare Nostrum. Bisogna ripensare l'organizzazione del pattugliamento in mare".

Il prefetto ha quindi fornito alcuni numeri sui costi sostenuti dall'Italia: nove milioni e mezzo di euro al mese per il pattugliamento; due milioni e mezzo di euro sono stati spesi per gli oltre 50 voli interni di trasferimento dei migranti dalla Sicilia ad altre località; 1,2 milioni di euro per i 30 voli di rimpatrio. "La Commissione europea – ha sottolineato – deve mettersi le mani in tasca e dare risorse".

Intanto, "il Viminale sta pensando ad un piano di accoglienza per 50 mila migranti, perché i 16mila posti dello Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) non sono sufficienti".

L' audizione ha scatenato subito molte polemiche, ma lo stesso Pinto ha poi ridimensionato l'allarme: "Tra i 600mila e gli 800mila sono in Libia, ma non è detto che siano pronti a partire. E poi vorrei assicurare tutti che la situazione è assolutamente sotto controllo. La situazione è complessa, ma stiamo gestendo tutto con la massima tranquillità e non c'è nessuna situazione di allarme".

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