In carcere per spaccio stava aspettando l’espulsione ROMA, 8 maggio 2009 – Non voleva tornare nel suo paese perchè si vergognava di esservi riportata perchè finita in prigione per spaccio di droga.
Potrebbe essere questo il motivo del suicidio di una donna tunisina di 49 anni trovata morta nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria alla periferia di Roma. La donna, in Italia da dieci anni, oggi avrebbe dovuto ricevere il decreto di espulsione per poi essere messa in un aereo e portata in Tunisia.
”Piuttosto che tornare nel mio Paese mi ammazzo. Mi vergogno troppo per quello che mi è successo”, avrebbe confidato la donna che nel marzo scorso era uscita dal carcere di Rebibbia, alle compagne di stanza che, preoccupate per il suo stato d’animo, l’avevano confortata fino a notte fonda prima di addormentasi. Ieri la triste scoperta: la donna si era impiccata con un maglietta nel bagno della sua stanza.
A Roma dal 1999, secondo quanto appurato dalla polizia, la donna nel 2001 era destinataria di un decreto di espulsione. Piu’ volte era stata fermata, fornendo nomi diversi, e denunciata fino a quando nel 2004 era stata arrestata per scontare una pena cumulativa di 5 anni e tre mesi. Era stata portata a Ponte Galeria il 24 aprile scorso perche’ non aveva rispettato il decreto di espulsione. Da quel giorno era partito l’iter per il suo espatrio.
Sempre nel Cie di Ponte Galeria, che si trova in aperta campagna ed ospita 221 immigrati, 137 uomini e 84 donne, soltanto un mese fa un algerino di 40 anni era morto per cause naturali. Il suicidio avvenuto a Ponte Galeria ha innescato una polemica sui questi centri. Per il garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ”sono sempre piu’ centri di reclusione mascherata” mentre per il responsabile della Rdb Cub immigrati Aboubakar Soumahoro ”non c’e’ bisogno di parole per denunciare la barbarie delle nuove leggi che il governo si appresta, parlano i fatti”.
Di diverso avviso il presidente della commissione sicurezza del Comune di Roma Fabrizio Santori: ”Il centrosinistra sta cogliendo a pretesto un evento luttuoso per architettare una polemica stucchevole sui provvedimenti di sicurezza”. In un altro centro di identificazione ed espulsione, quello di Bologna, si e’ appreso oggi, il 4 marzo scorso un’altra donna tunisina di 40 anni sarebbe stata picchiata mentre andava a prendere medicinali. Secondo la querela presentata oggi un ispettore si sarebbe avventato contro la donna e l’avrebbe fatta cadere a terra e trascinata per i capelli. Per la questura sarebbe stata la donna ad essersi buttata a terra.