Dal 1 maggio nessuna restrizione per i cittadini degli stati entrati in Ue nel 2004. “Tanti andranno in Germania”
Roma – 2 maggio 2011 – È dal primo maggio del 2004 che Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovenia e Slovacchia fanno parte dell’Ue. È però solo da ieri che i lavoratori di questi otto Paesi sono a tutti gli effetti e in tutta l’Ue uguali ai lavoratori della vecchia Europa.
Il primo grande allargamento dell’Ue è stato accompagnato da varie restrizioni per l’accesso al mercato del lavoro. Si temeva che l’arrivo di immigrati dai nuovi paesi Ue avrebbe creato concorrenza con i lavoratori locali e abbassato il livello dei salari. Tutti timori personificati nel famoso spauracchio dell’ ”idraulico polacco”.
Anche l’Italia pose inizialmente delle restrizioni per i cosiddetti “neocomunitari”, contingentando le assunzioni con decreti flussi ad hoc. Queste misure furono abbandonate nel luglio del 2006 , quando il nostro governo liberalizzò l’accesso al mercato del lavoro ponendo fine a quella che l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta definì “una discriminazione”.
Fino a sabato scorso, per Polacchi & Co. rimanevano restrizioni sulle assunzioni in Germania e in Austria, oltre all’obbligo di iscriversi in un apposito registro nel Regno Unito. Il 30 aprile era però anche l’ultimo giorno del “periodo di transizione” previsto dalla normativa europea. Così da ieri, primo maggio 2011, sono caduti anche gli ultimi ostacoli.
László Andor, commissario europeo per il lavoro, ha salutato questa ultima tappa come “una grande opportunità per ogni individuo, ma anche per tutta l’Unione Europea. La mobilità è una chiave perla crescita dell’occupazione e in Paesi come la Germania e l’Austria aiuterà a colmare i fabbisogni di manodopera e di specializzazioni”.
Secondo le stime del Ministero del Lavoro Polacco, nei prossimi 3 anni partiranno dalla Polonia fino a quattrocentomila persone per lavorare soprattutto in Germania. “È il paese più vicino e si guadagna il triplo o quadruplo rispetto alla Polonia. Inoltre in Germania, a differenza che in Italia, i polacchi trovano impieghi che corrispondono con le loro qualifiche” commenta Anna Malczewska, caporedattrice di Nasz Świat, il quindicinale dei polacchi in Italia.
Elvio Pasca
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