"Reddito di cittadinanza" solo a italiani e comunitari , residenti nella Regione da almeno 5 anni. Asgi e APN: "Illegittimo, illogico e ingiusto"
Milano – 21 maggio 2015 – Rischia di tramutarsi nell’ennesima discriminazione, tagliando fuori gli immigrati, il "reddito di cittadinanza" con cui la Regione Lombardia vorrebbe aiutare i residenti più bisognosi.
Il piano, ancora in via di definizione, prevedrebbe un contributo economico, che però verrebbe legato all’impegno a seguire corsi di formazione professionale o all’obbligo di non rifiutare eventuali offerte di lavoro. Per finanziarlo sarebbero disponibili quasi un miliardo di euro, che permetterebbero, secondo le prime simulazioni, di dare ai beneficiari un assegno di circa 700 euro al mese per un anno.
Roberto Maroni, presidente (leghista) della Regione Lombardia, ha però già fissato dei paletti. "Dobbiamo individuare la platea di persone: noi questo reddito lo daremo ai cittadini, italiani ed europei, non a chi cittadino non è, quindi non agli extracomunitari". E ha aggiunto che "per evitare degli abusi metteremo per esempio delle soglie sul criterio della residenza in Lombardia almeno da un certo numero di anni [cinque, secondo le prime indiscrezioni ndr ], un criterio già esistente per l'assegnazione delle case popolari".
Quei criteri escluderebbero la maggior parte degli immigrati. A parità di condizioni economiche, un cittadino marocchino o albanese che vive a Milano, ad esempio, non potrebbe accedere al reddito di cittadinanza, un italiano (o un romeno residente da oltre cinque anni), invece sì. I poveri non sono tutti uguali?
Una scelta discriminatoria, perché basata sull’origine, che secondo l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione e la onlus Avvocati per Niente è contraria alla legge. "Le limitazioni relative agli stranieri, oltre ad essere ingiuste e illogiche, sarebbero destinate a non superare il vaglio dei giudici" segnalano le due associazioni.
I criteri di Maroni e i suoi, spiegano Asgi e APN, vanno contro le direttive europee, compresa quella che garantisce agli stranieri titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare lo stesso trattamento riservato agli italiani. Inoltre la Corte Costituzionale in altre occasioni ha già dichiarato "incostituzionali le norme regionali che prevedevano un requisito di lungo residenza per accedere a determinate prestazione".
Che senso ha poi definire un numero minimo di anni di residenza? Sono proprio i più poveri a doversi spostare più frequentemente da una parte all’altra dell’Italia, proprio perché sono alla ricerca di un lavoro. ASGI e APN chiedono quindi di "non assumere decisioni che proprio sulla base delle precedenti decisioni della Corte Costituzionale e delle norme dell’Unione Europea non potrebbero che dar luogo a un vasto contenzioso, ma che, prima ancora, si palesano illogiche e ingiuste".
Stranieriinitalia.it
700 euros al mes para los más pobres, Lombardía intencionada a excluir los inmigrantes (Expresolatino.net)