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Naufragio del 18 aprile. “L’Italia tirerà su il relitto e i corpi”

Renzi: “Non possiamo tenere a 400 metri di profondità i cadaveri di nostri fratelli”. Ascoltati gli appelli delle associazioni

 
Vicenza  – 21 maggio 2015 – L'Italia recupererà dal mare il barcone affondato il 18 aprile scorso nel Canale di Sicilia, che custodisce ancora molti dei corpi delle vittime del naufragio. Almeno 800 persone, secondo il racconto dei superstiti. 
 
"Ho scelto di mantenere un impegno che mi é venuto spontaneo il giorno di questa tragedia: non possiamo far finta di non vedere e lasciare quel barcone, nella cui stiva erano chiusi a chiave centinaia di donne e bambini” ” ha detto oggi a Vicenza il premier Matteo Renzi.
 
“L'Europa – ha aggiunto il premier – non si può permettere di tenere a 400 metri di profondità i cadaveri di nostri fratelli. Tireremo su quel barcone, perché su questo problema non possiamo chiudere gli occhi". 
 
Qualche giorno fa il procuratore di Catania Giovanni Salvi, che sta indagando sul naufragio, aveva detto che la procura non avrebbe fatto recuperare i corpi, perché non utile per le indagini. Una prospettiva che aveva suscitato lo sdegno di molti.
 
“Più di 800 famiglie non sanno se i loro cari sono vivi o morti, è un dovere recuperare quei corpi e per quanto possibile dare loro un nome. Proviamo a pensare se in fondo al mare ci fossero i nostri figli o i nostri fratelli” diceva tra gli altri padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. 
 
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