Il 2014 fa registrare una crescita generalizzata dell’inclusione finanziaria dei migranti residenti in Italia
Roma, 2 dicembre 2015 – L’integrazione delle famiglie immigrate passa anche attraverso l’inclusione finanziaria: circa 2,4 milioni di migranti dispongono di un conto corrente presso banche italiane e altri prestatori di servizi di pagamento, mentre oltre 1,2 milioni sono titolari di carte conto, ossia carte che dispongono di un codice IBAN, con un incremento del 13% nell’ultimo anno e un tasso di crescita medio annuo del 20% tra il 2011 e il 2014.
A rilevarlo e’ il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti, gestito dal CeSPI, il Centro Studi di Politica Internazionale in collaborazione con Abi e finanziato dal Ministero dell’Interno e dalla Commissione Europea, secondo cui il trend di crescita del processo di bancarizzazione prosegue a ritmi sostenuti. Basti pensare che tra, il 2011 e il 2014, il numero dei conti correnti intestati ai cittadini migranti e’ cresciuto costantemente, con un tasso medio annuo dell’8,5%.
L’indagine e’ stata presentata al Forum CSR 2015, la due giorni organizzata dall’Abi per approfondire i temi della responsabilita’ sociale che si conclude oggi a Palazzo Altieri a Roma. Lo studio approfondisce il fenomeno dell’integrazione dal punto di vista sociale e finanziario, fotografandone tutti gli aspetti – dalla microfinanza al microcredito, passando per le rimesse – grazie a un’indagine campionaria che permette di tracciare il profilo finanziario dei migranti, mettendo in evidenza caratteristiche e prospettive future del loro rapporto col mondo finanziario.
Secondo l’indagine dell’Osservatorio, che prende in considerazione ventuno Paesi, il 2014 fa registrare una crescita generalizzata dell’inclusione finanziaria dei migranti residenti in Italia. Aumentano i conti correnti intestati ai cittadini cinesi (+13%); a quelli ucraini e moldavi, a conferma di un processo d’integrazione che sta coinvolgendo queste comunita’ prevalentemente femminili (rispettivamente +11%); e quelli dei cittadini indiani, pakistani e del Bangladesh (rispettivamente +10%). L’unica variazione negativa riguarda Serbia e Montenegro (-2,6%), mentre la Tunisia si mantiene sostanzialmente stabile (+0,1%). Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio italiano, il 62% dei nuovi conti correnti e’ al Nord, il 27% al Centro e l’11% al Sud. La cointestazione, pratica molto diffusa fra i correntisti italiani (21%), tra quelli immigrati si attesta attorno al 19%, in linea col dato del 2013. Anche i conti correnti aperti dai migranti da piu’ di 5 anni fanno registrare un lieve aumento passando dal 35,3% del 2013 al 35,6% del 2014.
Sul versante dei prodotti, quelli piu’ utilizzati dai migranti sono: gli strumenti di pagamento e in particolare carte prepagate, di debito e carte conto dotate di codice IBAN (70%); i libretti di risparmio bancari e postali (oltre il 60%); gli altri prodotti assicurativi (40%). Significativa anche la diffusione tra i correntisti immigrati dell’internet banking (48%) a conferma di un rapido processo di adeguamento da parte dei migranti in termini di accesso alla rete e, piu’ in generale, della preferenza per una multicanalita’ che consenta flessibilita’ e accessibilita’ anche in orari non di sportello.
Sempre secondo il rapporto, l’accesso al credito rappresenta un altro importante indicatore dell’inclusione finanziaria dei migranti in Italia. Nel 2014, il 26% dei correntisti immigrati dispone di una qualche forma di finanziamento presso una banca o BancoPosta (senza considerare il credito al consumo, oggetto di un approfondimento specifico dell’Osservatorio in collaborazione con Assofin e contenuto nel Rapporto), mentre l’11% e’ titolare di un mutuo, a conferma della presenza di una migrazione stabile non trascurabile.
Se guardiamo ai dati sullo stock di crediti in essere, nel 2014 le conseguenze della crisi economica internazionale determinano una lieve contrazione, pari al 3%, che non tocca invece i mutui: i finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione da parte delle famiglie immigrate, infatti, continuano a crescere, seppure a tassi più contenuti rispetto al passato, con un incremento del 2,2%.