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Accordo Italia-Albania, un bluff dietro l’altro: atti dimostrano che anche minori e vulnerabili verranno trasferiti

Roma, 21 maggio 2024 – Nonostante le rassicurazioni pubbliche del governo, minori e soggetti vulnerabili saranno trattenuti in Albania nei centri di detenzione finanziati dal governo italiano. Questa è la realtà che emerge dall’analisi della documentazione di gara bandita dalla prefettura di Roma. Il 6 novembre scorso, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva affermato: “Questo accordo e questa possibilità non riguarda i minori, le donne in gravidanza e gli altri soggetti vulnerabili“. Tuttavia, gli atti pubblicati dalla prefettura di Roma rivelano che il futuro ente gestore delle strutture, la cooperativa Medihospes, è stato incaricato di predisporre specifiche attività per i migranti minori.

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Migranti, anche minori e vulnerabili verranno spostati in Albania

Come scrive Altreconomia, l’ufficio del Viminale ha indetto il 22 marzo una gara da oltre 133 milioni di euro per la gestione di tre strutture sul territorio albanese, situate a Shenjin e Gjader: due hotspot per l’identificazione e un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Nei documenti di gara, la prefettura richiede ai partecipanti di prevedere “progetti di concreta attuazione – analiticamente descritti e dettagliati in tutte le fasi e modalità – per la gestione del tempo libero dei minori” e per “l’organizzazione dei servizi rivolti alle misure di sostegno nei confronti delle situazioni vulnerabili e di riabilitazione delle vittime di tortura o di situazioni di grave violenza“.

L’avvocata Giulia Crescini, socia dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ha definito questa situazione “grave e inaccettabile“. Il 7 maggio, Medihospes si è aggiudicata la gara, con punteggi mediocri per le attività rivolte ai minori, suggerendo una preparazione parziale e appena sufficiente. Il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, aveva specificato il 15 gennaio che per escludere i vulnerabili dall’essere trasferiti in Albania, l’identificazione sarebbe stata fatta subito dopo il soccorso dei naufraghi. Anche la Commissione europea aveva avallato questa impostazione. Tuttavia, i documenti di gara contraddicono queste dichiarazioni, sollevando profonde preoccupazioni anche dall’Unhcr, che ha avvertito dei rischi pratici e operativi dello screening a bordo delle imbarcazioni in alto mare.

Il contratto con Medihospes è iniziato il 20 maggio, ma non è ancora chiaro quando le strutture in Albania entreranno in funzione. La prefettura di Roma ha scelto la procedura negoziata, una forma semplificata di gara pubblica, per ragioni di estrema urgenza. Tra l’altro, Medihospes, guidata fino a poco fa da Camillo Aceto, figura controversa indagata in passato per varie irregolarità, è ora ufficialmente il gestore delle strutture. La situazione, quindi, non solo smentisce già il governo, ma solleva interrogativi sull’effettiva protezione dei diritti dei migranti, specialmente dei minori e dei soggetti vulnerabili, e sulle politiche migratorie italiane.

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