Il piccolo ivoriano arrivò a Ceuta nascosto in un bagaglio. Dopo il test del Dna e la liberazione su cauzione del padre la famiglia è di nuovo riunita
Ceuta (Spagna) – 9 giugno 2015 – Arriva il lieto fine per uno dei ricongiungimenti familiari più rischiosi e rocamboleschi della storia. Adou Outtara, il bambino ivoriano di otto anni scoperto in una valigia lo scorso 7 maggio dalla polizia di frontiera di Ceuta, enclave spagnola in Marocco, è finalmente insieme ai suoi genitori.
Ieri, dopo i risultati del test del DNA che ha certificato il grado di parentela, il piccolo, che ha otto anni, ha potuto riabbracciare la madre Lucie. Finora era stato in un centro di accoglienza per minori. Oggi è arrivata invece la notizia della liberazione su cauzione del padre Ali, che era stato incarcerato con l’accusa di violazione di diritti umani e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. (continua dopo la foto)
I genitori, entrambi legalmente residenti alle Canarie, erano già riusciti a far arrivare regolarmente in Spagna a figlia di 11 anni, ma non avevano il reddito minimo necessario per il ricongiungimento con Adou. Quindi, stando al loro racconto, il padre aveva pagato una donna marocchina, che aveva assicurato loro di poter comprare un visto per passare la frontiera in auto col bambino.
La "passeur", però, non avrebbe rispettato i patti. Il 7 maggio si è presentata al valico di Ceuta con un grosso trolley fucsia, quando questo è passato ai raggi x gli agenti del controllo bagagli hanno sgranato gli occhi avanti al monitor. All’interno, rannicchiato in posizione fetale, c’era il bambino, che appena liberato, stanco è confuso, ha detto il suo nome.
La donna marocchina è stata arrestata e per ora rimane in prigione. La famiglia Outtara è di nuovo riunita, ma il padre dovrà rispondere in un processo del modo in cui ha portato il figlio in Spagna.
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