Roma, 5 gennaio 2020 – Agitu Ideo Gudeta è stata uccisa lo scorso 29 dicembre da un suo collaboratore. Dopo la sua morte, +Europa ha organizzato una conferenza stampa per promuovere la raccolta fondi lanciata da Amici per l’Etiopia non solo per permettere alla sua salma di tornare in Patria, ma anche per continuare a portare avanti i tanti progetti messi in piedi dall’intraprendente donna. “Quello che lei voleva è racchiudibile nel temine accoglienza. Ha accolto tante persone in casa sua, dove si discuteva di come cambiare il mondo. Accogliere tutti. Per questo nei progetti che pubblicavamo assieme scrivevamo aperto alle persone più svantaggiate. Beh, ora lo siamo tutti svantaggiati, perché per noi lei era un grande vantaggio”, ha sottolineato con la voce spezzata la sua amica ed esperta di management progettuale in ambito sociale Manuela Gualdi.
Agitu Gudeta, una raccolta fondi per portare avanti i suoi progetti
Agitu Gudeta aveva lasciato il suo Paese di origine per motivi di studio quando aveva solamente 18 anni. Finito il percorso di formazione, è tornata in Etiopia, ma nel 2010 una serie di motivi politici legati al land grabbing l’hanno costretta a rientrare in Italia. In Trentino ha trovato la sua casa, il luogo dove pensare e veder crescere i tanti progetti che aveva in mente. E proprio per far sì che questi non si perdessero dopo la sua prematura scomparsa, è stata lanciata una raccolta fondi dal presidente dell’Associazione Amici dell’Etiopia, nonché rappresentante della comunità etiope in Trentino, Zebenay Jabe Daka. In pochissime ore, i risultati hanno immediatamente superato ogni tipo di aspettativa. Anche l’iniziativa di +Europa, poi, è stata determinante per rassicurare sulla destinazione di queste risorse e per far sì che i progetti della pastora non vengano messi in un cassetto e poi dimenticati.
“Siamo partiti con un’idea di 20mila euro, poi siamo passati a 60mila“, e ora l’asticella è stata alzata a 80mila euro, vista l’affluenza di donazioni. “Questi soldi vanno all’associazione Amici dell’Etiopia, che in quanto onlus ha l’obbligo di rendicontazione e il vincolo di destinazione”, ha spiegato il referente per +Europa in Trentino Alto Adige Alexander Schuster. Il primo obiettivo, sicuramente, è quello di permettere il ritorno della salma di Agitu Gudeta in Etiopia. Poi si penserà a coltivare i progetti cominciati dalla pastora. “Quello del rientro della salma è un obiettivo vincolante per la raccolta fondi. Tutti possono essere sereni per quanto riguarda a volontà di far proseguire il suo sogno e la sua visione, di donna, di rifugiata e di imprenditrice. La sua storia ha già fatto il giro dell’Italia e dell’Europa”, ha aggiunto poi il referente.
“Vogliamo creare un comitato o una fondazione in suo onore”
L’incontro è stato caratterizzato da ricordi positivi attorno alla figura di Agitu Gudeta. “Era conosciuta da tutti nella nostra comunità e la sua esperienza, a me personalmente, ha fatto sentire orgoglioso di essere trentino. Ogni giovedì era al mercato contadino in città. Faceva impressione l’intensità enorme del suo sguardo e del suo sorriso”, ha raccontato il sindaco di Trento Franco Ianeselli. “Sono state tante le persone radunate il giorno dopo la sua morte. Altrettante quelle che hanno partecipato alla raccolta fondi lanciata dagli Amici dell’Etiopia. Con quei soldi l’idea è di creare un comitato o una fondazione. Nella giornata di lunedì dovrebbero arrivare i familiari e le direzioni a questo punto credo siano 3.
Il ricordo di una vita straordinaria, il progetto imprenditoriale, per cui sarebbe ancora molto bello che in Piazza Santa Maria Maggiore si potessero comprare i suoi prodotti. E i progetti di chi, come lei, è pastora. Sta a noi, ora, assicurare e rassicurare sul fatto che le risorse raccolte verranno utilizzate per interpretare i suoi sogni e i suoi desideri, che sono in noi e nella nostra città“.
Emma Bonino: “Bisogna avere resistenza e resilienza per portare avanti i sogni” di Agitu Gudeta
“Come diceva lei, non tutte le persone che vengono qua il Italia lo fanno per togliere“, ha aggiunto poi la docente universitaria e rappresentante della comunità somala a Milano Maryan Ismail. “Lei è stata una persona che ha dato tantissimo, dopo aver ricevuto dall’Italia e dal Trentino. La sua morte e la sua eredità dunque ci pongono 3 punti importanti. La lotta al land grabbing, l’integrazione e la risposta alla discriminazione e al razzismo, e la lotta al femminicidio. Senza entrare nel merito del suo assassinio, mi ha colpito molto che un uomo africano abbia violato in maniera così pesante la sua natura femminile e il suo essere africana. Invece che proteggerla. Questo pone una questione importante per le comunità africane in Italia”.
“E’ un Paese con la memoria corta il nostro. Bisogna avere resistenza e resilienza per portare avanti i suoi sogni, capre comprese“, ha infine detto in chiusura la senatrice Emma Bonino.
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