Il governatore leghista: “Arriverebbero tutti qui e abbiamo già troppi disoccupati”. Si attende la decisione del governo
Roma – 13 giugno 2013 – ''Sono da sempre favorevole all'ingresso della Croazia nella Ue e mi sono battuto perche' cio' accadesse. Considero i croati fratelli di sangue. L'Istria croata parla veneto. Cio' non deve tuttavia distoglierci da alcune problematiche che l'ingresso della Croazia apre e che potrebbero avere risvolti drammatici in un momento di crisi economica come quello che attanagliando i nostri territori”.
Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ieri ha scritto al governo chiedendo di non liberalizzare l’accesso dei croati, che dal primo luglio saranno cittadini europei, al mercato del lavoro italiano. Questo per evitare la concorrenza ai lavoratori veneti in un momento di forte crisi occupazionale.
“A un'ora e mezza di strada e a poche decine di miglia marittime esiste una massa di lavoratori per i quali diventeremmo d'improvviso il principale mercato del lavoro'' spiega Zaia. “Con gli indicatori macroeconomici che ci ritroviamo a gestire (170 mila disoccupati con indici in costante crescita, domanda interna in calo, produzione industriale ai livelli di dieci anni fa, pressione fiscale alle stelle, costo del lavoro piu' alto d'Europa) non possiamo permetterci di introdurre un altro elemento di distorsione sul mercato del lavoro e sull'economia veneta in generale”.
Secondo il governatore leghista, “qui si rischia che l'intero veneto finisca fuori mercato. Quella che ho gia' definito una vera apocalisse''. Che conclude: ''Bisogna che assolutamente, come peraltro stanno chiedendo altri paesi, e come fu fatto dalla Germania con la Romania, il Governo ricorra alle norme contenute nell'atto di adesione per rimandare ad altro momento la libera circolazione dei lavoratori croati nel nostro Paese''.
La sua richiesta è opposta a quella fatta qualche giorno fa dai sindacati, secondo i quali non dovrebbero esserci restrizioni per croati. Come è già successo con polacchi e romeni, segnalavano Cgil, Cisl e Uil, la moratoria non bloccherebbe infatti l’arrivo dei lavoratori, ma, ostacolando le assunzioni regolari, favorirebbe solo il lavoro nero. Nei prossimi giorni, la decisione del governo.
EP