Il primo cittadino di Mortara caccia i richiedenti asilo dal campo di calcio comunale. “Non vogliamo che qui si allenino persone dallo status ibrido”
Pavia – 22 settembre 2015 – “Gioco anch’io!” “No, tu no…” Se vorranno giocare a pallone, i profughi dovranno farlo per strada. Il campo sportivo, per loro, è off limits.
Succede a Mortara, in provincia di Pavia, dove la locale squadra di calcio (S.S. Mortara Calcio, prima categoria), aveva stretto nei giorni scorsi un accordo con la Faber, una cooperativa che ospita oltre cento richiedenti asilo. L’idea era fare allenare una quarantina di quei giovani, tra quali c’è anche qualcuno che in patria giocava come professionista.
“Un’occasione di integrazione, ma anche la possibilità di scoprire qualche talento” ha spiegato il presidente della Faber, Fabio Garavaglia. Dopo il primo allenamento, però, i profughi sono stati cacciati: il sindaco Marco Facchinotti, leghista come il resto della sua giunta, ha minacciato, altrimenti, di revocare al Mortara Calcio la convenzione per la gestione del campo sportivo.
“Far giocare queste persone – a spiegato il primo cittadino – ci sembra uno sgarbo alle famiglie che portano i loro ragazzi a calcio. Noi non vogliamo che persone con uno status ibrido si allenino sui campi da calcio del Comune di Mortara”.