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Lo Ius Sanguinis vi ha lasciato proprio soli. Andate a lavorare invece di giocare…

Roma, 4 dicembre 2017 – Qualcuno li chiama ancora “seconde generazioni” ma in realtà non sono altro che i figli degli immigrati. Una parte del governo uscente ancora promette di portare ad approvazione la legge sullo Ius Soli, ma i tempi non saranno brevi. Intanto le conseguenze dell’attuale regime di Ius Sanguinis non mancano di farsi sentire a danno di ragazze e ragazzi nati o cresciuti in Italia.
Non possono usufruire dell’Erasmus nei paesi dove è richiesto il visto, non possono andare a giocare nei tornei all’estero se i loro permessi di soggiorno non sono in regola.
Il vero dramma inizia quando cominciano ad avere tra i dodici e i diciotto anni. Proprio a questa età i giocatori di vari sport vengono selezionati per diventare professionisti. La legge italiana dello sport prevede che non più di due stranieri possano partecipare alle gare regionali, nazionali e mondiali. Ci sono migliaia di ragazze e ragazzi non comunitari che si allenano nelle palestre e nei campi di tutta Italia, ma questa restrizione discrimina questo “giovane esercito italiano” di forza sportiva.
Chi sono?
Sono ragazzi nati nelle famiglie degli immigrati che avevano deciso di restare in Italia, vengono da più di 180 paesi del mondo e sono un mosaico di colori, religioni e culture. Hanno fatto le scuole in Italia e considerano l’Italia come prima patria, andando a visitare ogni tanto il paese di genitori da “turisti”.
Mentre crescono non si accorgono di essere stranieri perché, la scuola italiana non fa distinzioni. Quando compiono i dodici anni, inizia la tragedia. I club di karate, calcio, basket e di tanti altri sport che rispettano la vecchia regola sportiva comunicano questa notizia ai piccoli atleti: “Voi non siete italiani e purtroppo non potete più continuare lo sport che vi piace”. Ho visto con i miei occhi questi bambini e i loro genitori d’origine non comunitaria soffrire moltissimo per questa regola ingiusta che si potrebbe cambiare senza aspettare la legge dello Ius Soli. Ci sono un milione di piccoli italiani cresciuti nelle case degli immigrati, non stiamo parlando di briciole.
Molte di queste ragazze e ragazzi quando ricevono la sconvolgente notizia che non sono considerati come cittadini entrano in una profonda crisi d’identità. Molti lasciano subito gli sport, alcuni continuano con la speranza che cambi qualcosa, alcuni fanno solo gli allenamenti.
La realtà è che l’Italia sta perdendo migliaia di talenti in nome dell’orgoglio di essere un paese di antica tradizione sportiva ma ignorando che questi talenti extracomunitari potrebbero giocare un ruolo importante.
Vivo in Italia da più di ventotto anni e ho visto nascere e crescere questi nostri figli negli ultimi venti anni. Ho visto la loro sofferenza per essere discriminati per il colore della loro pelle, per la loro religione o per il modo di vivere. Hassan figlio di Abbas pakistano ha lasciato il calcio, Lorenzo figlio di Guo cinese ha lasciato il karate. E non parliamo di Stephen, figlio di Godwin nigeriano: quando gli hanno detto che non poteva giocare al basket perché straniero, aveva cominciato a piangere e non aveva più messo piede sul campo dove era cresciuto da piccolo, per settimane aveva pianto e poi aveva anche cominciato ad andare male a scuola…

Ahmad Ejaz

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