Roma, 6 marzo 2020 – In due casi su tre hanno un titolo di studio di scuola superiore conseguito nel proprio paese d’origine, più di una su 5 possiede una laurea. Lavorano soprattutto in ambito domestico per retribuzioni che solo nel 19,7% dei casi superano i 1.000 euro al mese.
Questo l’identikit della donna straniera immigrata in Lombardia tracciata dalla Fondazione Ismu in vista della festa della donna.
Secondo il Rapporto, effettuato sulla base dei dati dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim) aggiornati al 1 luglio 2019, le donne straniere rappresentano il 49,6% della popolazione immigrata presente in Lombardia.
Le attività lavorative svolte dalle donne immigrate in Lombardia riguardano soprattutto l’ambito domestico (33,6%): nello specifico come assistenti domiciliari (14,2% delle lavoratrici provenienti da Paesi a forte pressione migratoria), domestiche a ore (12,4%), baby sitter (3,7%) o domestiche fisse (3,1%). Il 16,1% invece lavora nel settore della ristorazione o in quello alberghiero. Solo il 10,1% esercita una professione intellettuale, mentre il 6,1% ha un lavoro impiegatizio.
Sul fronte delle retribuzioni, il 30,3% guadagna tra i 751 e i 1000 euro netti mensili, il 19,7% tra i 1.001 e i 1.250 euro netti al mese. Il 17,2% guadagna tra i 500 e i 750 euro e l’11,4% meno di 500 euro.