Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar, sparisce un’altra volta il contributo da 80, 100 o 200 euro. Il governo dovrà fissare tariffe più eque e decidere sui rimborsi
Roma – 26 ottobre 2016 – I giudici hanno finalmente detto l’ultima parola e suona dolce per le tasche di milioni di stranieri in Italia: la tassa sul permesso di soggiorno è di nuovo cancellata.
Il contributo da 80, 100 o 200 euro su primo rilascio e rinnovo era stato già eliminato lo scorso maggio da una sentenza del Tar del Lazio, che aveva accolto un ricorso di Inca e Cgil. A settembre però la presidenza del Consiglio e i ministeri dell’Interno e dell’Economia avevano impugnato quella sentenza davanti al Consiglio di Stato, che in attesa della decisione aveva reintrodotto temporaneamente il contributo.
Oggi è finalmente arrivata la sentenza finale del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso del governo e confermato la decisione del Tar. Il contributo sul permesso di soggiorno è illegittimo, in quanto sproporzionato e d’ostacolo ai diritti degli immigrati e quindi non in linea con la normativa europea, come aveva stabilito un anno fa anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, alla quale il Tar aveva chiesto chiarimenti.
I giudici hanno ritenuto infondate entrambe le obiezioni contenute nel ricorso del governo. Inca e Cgil, spiega la sentenza, erano legittimate a intervenire in giudizio per difendere gli interessi dei lavoratori stranieri e il Tar ha fatto bene a cancellare non solo il contributo da 200 euro sui permessi Ue per lungosoggiornanti , le cosiddette carte di soggiorno, ma anche il contributo da 80 o da 100 euro sugli altri tipi di permesso.
Con tariffe così alte, ha confermato il Consiglio di Stato, si viola la direttiva europea sui lungosoggiornanti (2003/109/CE ). Non solo perché si fa pagare troppo chi ha già la carta di soggiorno, ma pure perché facendo pagare tanto a ogni rinnovo chi ha un altro tipo di permesso gli si rende più difficile il cammino per arrivare un giorno alla carta di soggiorno.
Non c’è però da illudersi che la tassa sui rilasci e rinnovi sparisca per sempre. “Le Amministrazioni competenti – scrivono gli stessi giudici – ridetermineranno l’importo dei contributi, nell’esercizio della loro discrezionalità, in modo tale che la loro equilibrata e proporzionale riparametrazione non costituisca un ostacolo all’esercizio dei diritti riconosciuti dalla direttiva n. 2003/109/CE”. Arriverà insomma un nuovo decreto con tariffe più eque.
E i soldi pagati finora ingiustamente dagli immigrati? Il governo dovrà “stabilire, secondo i principî dettati dal diritto nazionale ed eurounitario e in sintonia con le competenti istituzioni europee (anche al fine di scongiurare ulteriori procedure di infrazione da parte della Commissione), an, quando e quomodo [se, quando e in che modo ndr] degli eventuali rimborsi agli interessati per le somme versate in eccedenza rispetto al dovuto”.
“Siamo partiti da soli, Cgil e Inca, nel disinteresse e nello scetticismo generale, ci abbiamo sempre creduto e abbiamo perseverato in tutti i gradi di giudizio. Questo risultato e’ frutto della nostra caparbieta’ nel rivendicare i diritti dei lavoratori, dei migranti e delle loro famiglie” commenta a caldo Claudio Piccinini, responsabile immigrazione del patronato Inca.
Ma quanto costa ora il permesso di soggiorno? Indipendentemente da tipo e durata, 76,46 euro. Il contributo per il rilascio e il rinnovo, infatti, alla luce della sentenza di oggi, non si paga più, ma bisogna continuare a versare 30,46 euro per la stampa e 30 euro per il servizio offerto da Poste Italiane, mentre altri 16 euro servono per la carta da bollo.
Elvio Pasca
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