Roma, 27 maggio 2025 – Al centro del dibattito europeo sull’immigrazione si inserisce con forza la voce dell’Austria. La ministra per l’Europa, l’Integrazione e la Famiglia, Claudia Plakolm, ha ribadito oggi a Bruxelles che è tempo di discutere apertamente del ruolo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) nel contesto delle politiche migratorie.
“Abbiamo le mani legate anche a causa della CEDU”, ha dichiarato la ministra, arrivando al Consiglio Affari Generali dell’UE, dove si prepara l’agenda del prossimo vertice dei capi di Stato e di governo.
“Una politica migratoria e di asilo può funzionare solo se abbiamo anche la possibilità di espellere i richiedenti asilo e i criminali che hanno commesso reati.”
L’appello dell’Austria non è isolato: nove Stati membri – tra cui Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia, Estonia, Belgio e Austria – hanno sottoscritto una proposta per avviare una riflessione comune sull’interpretazione delle norme da parte della Corte di Strasburgo.
Vienna, in particolare, chiede “soluzioni innovative” che permettano agli Stati di far valere il principio della sicurezza interna senza entrare in rotta di collisione con i vincoli giuridici derivanti dalla CEDU.
Il nodo: sicurezza versus diritti
L’Austria sottolinea come la disponibilità ad accogliere non debba trasformarsi in vulnerabilità.
“La nostra disponibilità ad aiutare non deve essere abusata in questo senso”, ha dichiarato Plakolm.
La critica si inserisce in un contesto più ampio, dove diversi governi accusano la Corte europea dei diritti dell’uomo di interpretare in modo troppo estensivo le garanzie individuali, ostacolando le politiche di rimpatrio o l’espulsione di stranieri con precedenti penali.
Verso un confronto politico e giuridico
Il tema è già in agenda al prossimo Consiglio europeo di giugno, e si preannuncia come uno dei dossier più delicati del semestre. La proposta di aprire un dibattito sul rapporto tra sovranità nazionale, sicurezza e diritti umani potrebbe avere implicazioni di lungo termine sul ruolo della CEDU nel contesto dell’Unione Europea.
Nel frattempo, le organizzazioni per i diritti umani osservano con preoccupazione questi sviluppi, temendo un indebolimento delle tutele giuridiche fondamentali in nome della sicurezza.