Il presidente della Camera: “Il migrante è un coraggioso, una risorsa da valorizzare. È tempo di cambiare approccio, a partire da una riforma della legge sulla cittadinanza”
Roma – 28 marzo 2013 – Nell’era della globalizzazione tutto di muove con molta velocità. Si muovono i capitali, le idee, le notizie e gli esser umani. I migranti sono l’espressione più contemporanea dei nostri tempi, sono l‘elemento umano della globalizzazione. Loro che nascono in un Paese crescono in un altro e lavorano in un altro ancora sono le avanguardie del futuro, perché questo credo che sarà il nostro modo di vivere”.
Lo ha detto il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ospite stamattina di Radio Anch’io.
“Io penso – ha spiegato – che noi dovremmo imparare da questo a rivalutare la figura del migrante non come il poveraccio che viene da noi ma come qualcuno che ha coraggio, che ha saperi, qualcuno che mette a disposizione la propria esperienza del Paese dove si trova a risiedere. Bisogna usare al meglio questa risorsa anziché metterla da parte e demonizzarla, perchè loro sono l’espressione più contemporanea del nostro tempo”.
Secondo Boldrini gli immigrati ”sono molto più contemporanei di noi. Di me ad esempio che sono nata in Italia, sono cresciuta in Italia, ho anche lavorato fuori ma poi continuerò come tanti di noi a vivere in questo Paese. Già mia figlia ha già uno stile di vita diverso, è nata in Italia, studia l’estero e probabilmente vivrà in un Paese diverso da quello in cui studia”.
“In questi anni – ha sottolineato il presidente della Camera – purtroppo è prevalsa la tendenza di vedere negli immigrati una minaccia, l’ imprenditoria della paura non ci ha consentito di vedere in queste persone una risorsa, ma di temerli come figure che vengono a toglierci e a minacciarci. Credo che sarà importante riconsiderare questo approccio”.
“Il presidente Obama – ha ricordato Boldrini – ha rilanciato il suo impegno a una grande riforma in tema di immigrazione, ha detto ‘it’s now’, ora, non si può attendere. Io credo che anche in Italia è tempo di riconsiderare la materia migratoria a partire dalla legge sulla cittadinanza, perché gli amici dei nostri figli, quelli che siedono allo stesso banco, che sono nati in Italia debbono poter essere italiani. Perché? Perché è giusto”.