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Bologna, manifestazione contro i Cpr: “Peggio di prigioni, sono suicidi annunciati”

Roma, 9 febbraio 2024 – La morte di Ousmane Sylla, il 22enne guineano che si è suicidato nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Roma, ha scatenato una forte ondata di proteste in tutta Italia contro i centri di detenzione per i migranti. Le associazioni Làbas, Tpo, Asgi, Mediterranea e molte altre, infatti, si sono riunite sotto la prefettura di Bologna per ribadire il loro netto rifiuto dei CPR, sia quelli esistenti che quelli proposti dal governo, uno per ogni regione.

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Migranti, a Bologna dicono no a nuovi Cpr

“Sono un suicidio annunciato”, si è sentito urlare da sotto la prefettura di Bologna. Le motivazioni della manifestazione sono chiare: “I Cpr sono peggio di prigioni”. E lo dimostra l’ennesima tragedia, quella di Ousmane. Come ha sottolineato Damiano Borin, attivista di Làbas, durante la protesta, infatti, il suo è il quattordicesimo avvenuto in un CPR negli ultimi cinque anni. E non è un caso tre strutture su dieci siano attualmente sotto indagine per violazioni dei diritti umani. Ma non è tutto: gli attivisti, poi, hanno definito questi luoghi veri e propri lager, aree militari inaccessibili dove le libertà individuali vengono negate anche senza commettere alcun reato. Basta non avere il permesso di soggiorno.

Durante le proteste, sono state rese pubbliche inoltre numerose testimonianze dirette che hanno evidenziato le condizioni disumane all’interno dei CPR. Un giovane africano, per esempio, ha raccontato di amici detenuti all’interno di queste strutture per anni senza alcun reato commesso. E ha denunciato anche che il limite massimo di trattenimento di 18 mesi non viene rispettato.

Le proteste, comunque, non si limitano a Bologna. Coinvolgono varie altre città italiane e della regione. La mobilitazione culminerà il 2 marzo con una manifestazione regionale a Ferrara, dove è prevista la costruzione di un nuovo CPR. Cgil, Arci e l’associazione “Città migrante” di Reggio Emilia hanno già ribadito il loro rifiuto dei nuovi centri di detenzione e hanno chiesto la chiusura di quelli esistenti. E questo perchè tali strutture vengono gestite come vere e proprie carceri, nonostante le persone detenute non abbiano commesso alcun reato.

Secondo Luca Chierici della Cgil, infine, è necessario potenziare le politiche di accoglienza e integrazione per smantellare il paradigma dell’immigrato criminale. Soprattutto considerando la crescente necessità di lavoratori stranieri nel Paese, come dimostrato dai numeri dei decreti flussi.

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