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Bonus bebè e contributi per l’affitto, “immigrati discriminati”

Ricorso contro due misure del “reddito di autonomia” in Lombardia. Asgi e APN: “I requisiti introdotti dalla Giunta Regionale penalizzano illegittimamente gli stranieri”

 

Milano – 23 dicembre 2015 –  Discriminano i cittadini stranieri, penalizzandoli. Per questo i requisiti per accedere al bonus bebè e ai contributi per l’affitto in Lombardia vanno cambiati. 

È quanto sostengono l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e Avvocati Per Niente, che hanno depositato ieri al Tribunale di Milano un ricorso contro la Regione. Oggetto del contendere, due delibere regionali che disciplinano altrettanti interventi del “reddito di autonomia” introdotto in via sperimentale lo scorso ottobre dalla giunta Maroni. 

Asgi e APN puntano il dito contro la residenza da almeno cinque anni in Lombardia indispensabile per i genitori  che chiedono il bonus bebè (800 euro per ogni neonato). “È in contrasto con la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo che vieta differenze di trattamento dei minori in relazione alla condizione dei genitori, ivi compresa la condizione di migrante interno o esterno” denunciano le associazioni in una nota. 

Gli immigrati sono particolarmente penalizzati anche perché quel requisito serve a entrambi i genitori. Le coppie straniere, però, non arrivano unite in Italia. In genere, si legge nel ricorso, “uno apre la strada dell’esperienza migratoria e l’altro segue – normalmente a distanza di anni – con ricongiungimento familiare”.

Anche il “Fondo regionale affitti”, che dovrebbe aiutare le famiglie in difficoltà,  discrimina gli immigrati. Prevede infatti solo per gli stranieri che debbano avere un lavoro (ma allora l’affitto potrebbero pagarselo da soli…) e il permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno. Inoltre agli stranieri non si chiedono solo cinque anni di residenza in Lombardia, ma ben dieci in Italia.

“Ad oggi sono almeno 5 le sentenze della Corte Costituzionale che hanno dichiarato incostituzionali leggi regionali che prevedevano requisiti differenziati tra italiani e stranieri per l’accesso a prestazioni assistenziali, ivi comprese quelle di sostegno alla locazione e dunque appare sorprendente che la Giunta li riproponga in un provvedimento amministrativo” sottolineano gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno firmato il ricordo. 

Tra l’altro, quei requisiti non favoriscono la mobilità delle persone in base alle richieste del sistema produttivo. “Finirebbero per impedire una vera azione di contrasto alla povertà che – come rilevato anche da recenti ricerche – colpisce soprattutto coloro che sono costretti a spostarsi da una regione all’altra” sottolineano gli avvocati.

Le due associazioni avevano già scritto alla Giunta sottolineando i profili di illegittimità delle sue delibere, ma non hanno ricevuto alcuna risposta. Così hanno deciso di rivolgersi al giudice con un’azione civile contro le discriminazioni

Intanto, Giunta e Consiglio vorrebbero trasformare il reddito di dignità in una misura stabile, con una legge regionale. “Tengano in considerazione sin d’ora i rilievi portati all’attenzione del giudice, – ammoniscono Asgi e APN –  eliminando i requisiti in contrasto con le previsioni di legge e con i principi costituzionali”

Stranieriinitalia.it

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