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Centri di espulsione. I giudici: “Inutile e irragionevole vietare i telefonini”

“È una contrazione della libertà di comunicazione senza evidenti giustificazioni”. La sentenza sulla rivolta nel Cie di via Corelli a Milano

Roma – 22 ottobre 2012 – È inutile e irragionevole privare gli ospiti dei centri di identificazione ed espulsione della libertà di utilizzare i telefonini. Lo spiegano i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza sulla rivolta dello scorso gennaio nel Cie di via Corelli, nel capoluogo lombardo, per la quale erano imputati otto immigrati tunisini.

 

Lo scorso luglio uno di loro è stato assolto, gli altri sette condannati con pene fino a 1 anno e 3 mesi, ma i reati contestati di devastazione, danneggiamento e incendio sono stati riqualificati in quello, meno grave, di danneggiamenti. Per questo motivo gli otto lo scorso 18 luglio erano stati tutti scarcerati, dopo la sentenza e dopo sei mesi di detenzione.

Secondo i giudici la reazione degli immigrati “fu di significativa gravità” e che “ci furono danni di non lieve entità” dovuti all’incendio dei materassi, ma va considerato anche il “contesto”, “oggettivamente caratterizzato da consistenti limitazioni della libertà personale e come tale vissuto dagli imputati”. Per questo motivo sono state applicate le attenuanti generiche a quegli imputati che hanno tenuto un corretto comportamento processuale e che non sono recidivi.

In particolare, nella sentenza i giudici citano il fatto che nel Cie mancasse spesso un interprete, ma anche la “regola che dal 2010 ha imposto il divieto dell’uso dei telefoni cellulari”. Questo “ha determinato una consistente contrazione della liberta’ di comunicazione senza che appaiano evidenti le ragioni della sua utilita’ e ragionevolezza”, rendendo però “oltremodo difficile la possibilita’ di comunicare per gli ospiti del centro”.

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