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Centri in Albania, scontro tra Roma e Bruxelles: Palazzo Chigi attacca la Corte UE, opposizioni all’attacco

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che boccia il protocollo Italia-Albania sui migranti ha provocato una durissima reazione del governo italiano. Palazzo Chigi, in una nota condivisa dalla stessa premier Giorgia Meloni, parla di “decisione sorprendente” e accusa la Corte di “rivendicare spazi che non le competono”. Una posizione che apre uno scontro istituzionale senza precedenti tra Roma e Bruxelles.

La nota di Palazzo Chigi

Nel comunicato ufficiale si legge che “ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche”. Il governo contesta il fatto che “la Corte UE decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, ma su una parte centrale della politica migratoria, come la disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari”.

Nel mirino anche il principio, sancito dalla Corte, secondo cui l’individuazione dei Paesi sicuri può essere messa in discussione dai tribunali nazionali, anche sulla base di fonti private, sminuendo – secondo Palazzo Chigi – le istruttorie condotte dai ministeri e valutate dal Parlamento sovrano.

L’entusiasmo del fronte opposto

Di tono diametralmente opposto i commenti di chi ha sostenuto fin dall’inizio l’illegittimità del modello Albania. Dario Belluccio, avvocato difensore di uno dei migranti del Bangladesh al centro dei ricorsi, parla di una “vittoria della democrazia e dello stato di diritto”, ribadendo il diritto alla difesa e la separazione dei poteri come capisaldi dell’ordinamento europeo.

Non trattiene la commozione Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, che sottolinea: “Ci hanno dato degli eversivi, ma applicavamo solo la legge. E oggi la Corte UE ci dà ragione”. Anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm) è intervenuta ricordando che nessuno “remava contro il governo”, ma che si trattava solo di applicare la normativa europea.

Le reazioni politiche: “È una Caporetto”

Le opposizioni non risparmiano critiche. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, accusa il governo di “non aver letto le leggi italiane ed europee”, definendo i centri in Albaniainumani” e “illegali”, costati oltre 800 milioni di euro. Il capogruppo PD al Senato, Francesco Boccia, parla di “crollo della propaganda meloniana” sull’immigrazione.

Durissimo anche il commento dei Movimento 5 Stelle: “Il fallimento dello spot Albania è ormai conclamato. Anche la Corte UE, forse piena di toghe rosse, ha dato torto a Meloni. Si rassegnino: anche la premier è soggetta alla legge”.

Per Angelo Bonelli di Avs, la sentenza “conferma l’illegittimità dell’impianto normativo del governo”, mentre Riccardo Magi di Più Europa parla di una vera e propria “Caporetto”. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ironizza: “I giudici di tutto il pianeta le danno torto”. E infine, Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe, parla di “ennesima figuraccia sovranista”.

Verso una resa dei conti

Con questa sentenza, la Corte UE blocca l’utilizzo dei centri di Gjader fino all’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo prevista per giugno 2026. Intanto, il governo punta a chiedere a Bruxelles di anticipare l’entrata in vigore delle nuove norme. Ma la battaglia politica e giuridica sul modello Albania è tutt’altro che finita.

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