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Chaouki a Kyenge: “Essere un simbolo non basta, ora i fatti”

"La ministra deve fare pressioni sul governo e dare risposte concrete agli immigrati e agli italiani. Alzi la voce su accoglienza, superamente di Cie,  abrogazione della Bossi-Fini e riforma della cittadinanza"

ROMA – 20 dicembre 2013 – “Questo è il momento di fare un bilancio. Dopo la tragedia dell’ottobre scorso siamo stati tutti a Lampedusa, abbiamo pianto coi morti e denunciato tutti insieme le gravi condizioni disumane e incivili del centro per un paese come l’Italia. Oggi un ministero come quello dell’Integrazione deve dare delle risposte concrete, non bastano più il pianto e la condanna. Abbiamo sollecitato la nostra ministra, e lo facciamo ancora, a fare una pressione in più sul governo per predisporre un piano di accoglienza degno di questo nome”.

Così Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico e coordinatore dell'intergruppo parlamentare sull'immigrizone, in un'intervista all'agenzia di stamopa Redattore Sociale

“Abbiamo applaudito -dice Chaouki –  alla scelta fortemente simbolica del premier Letta di eleggere come ministro Cecile Kyenge, ma oggi questa non può e non deve rimanere una scelta solamente simbolica spetta alla ministra dare atto di una presa di coscienza e di responsabilità maggiore, non vogliamo che la sua presenza nel governo passi solo come un modo per ripulirsi le coscienze. È compito del governo darle uno spazio maggiore ma è compito anche suo dare risposte concrete non solo agli immigrati ma a tutti gli italiani, anche a quelli che l’hanno criticata in questi mesi, che devono avere delle risposte chiare su come quel ministero deve e può funzionare in una fase così difficile”.

Secondo Chaouki, la ministra dovrebbe "alzare la voce" per la riforma dell'immigrazione e della cittadinanza.

“In Parlamento stiamo facendo pressione perché a metà gennaio finalmente si calendarizzi la discussione della riforma sulla cittadinanza, ma il governo ha molti strumenti in più dei nostri. Sulla cittadinanza, sul superamento dei Cie e sull’abrogazione della Bossi-Fini il governo deve pronunciarsi, e su questo la ministra Kyenge rappresenta la nostra storia e il nostro percorso dentro il governo. Come altri hanno sostenuto la battaglia dell’Imu, anche i diritti di cittadinanza e i diritti civili devono avere rappresentanti che al momento giusto devono pretendere da questo governo iniziative concrete .

"La ministra – conclude Chaouki – deve alzare la voce, anche per preservare il suo ruolo e la sua esperienza che non può passare solo come un’esperienza di simpatia verso i nuovi italiani ma deve rappresentare un cambiamento reale nelle politiche dell’immigrazione di questo paese”.
 

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