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“Chi nasce in Italia è italiano”, parola di deputata 5 Stelle

Solo tre parlamentari del M5S hanno inserito tra le loro priorità temi legati all’immigrazione. Fabiana Dadone vuole garantire i diritti dei clandestini e spinge per la riforma della cittadinanza dedicata alle seconde generazioni

Roma – 19 marzo 2013 – C’è una parlamentare del Movimento 5 Stelle convinta che chi nasce in Italia è italiano.  Alla faccia del “senza senso” con cui Beppe Grillo ha liquidato la riforma della cittadinanza per le seconde generazioni, considerandola un’arma per “distrarre gli italiani dai problemi reali”.

Ma  andiamo con ordine. Considerato che nel programma del Movimento 5 Stelle non si parla di immigrazione e che il leader preferisce sparare sentenze e battute piuttosto che dare chiarimenti a riguardo, abbiamo spulciato tutte le presentazioni create dagli eletti per partecipare alle Parlamentarie, le consultazioni via internet che li hanno premiati con un posto in lista poi trasformatosi in una poltrona alla Camera o al Senato.

Per ognuno c’è un video di autopresentazione, un curriculum e una dichiarazione di intenti. Ed è proprio su quella dichiarazione che si concentra la nostra ricerca di qualche parola dedicata agli stranieri in Italia e ai loro figli, cinque milioni di persone che, nel bene o nel male, gli altri partiti non ignorano.  Non è stato facile e, quanto a numeri, il risultato è davvero deludente: su circa centocinquanta parlamentari del M5S, quelli che sembrano interessati a questi temi tanto da inserirli esplicitamente nel loro programma si contano sulle dita di una mano, anzi mezza.

Stringata ma promettente la promessa del senatore Sergio Puglia,  eletto in Campania, secondo il quale “non dovrà essere più possibile che vengano trattati in maniera disumana i migranti”. E chissà  se impegnandosi perché “vengano discusse in tempi brevi le proposte di legge ad iniziativa popolare” si ricorderà anche di quei due disegni di legge di iniziativa popolare per diritto di voto e riforma della cittadinanza della campagna l’”Italia sono anch’io”.

Secondo il senatore Veneto Enrico Cappelletti  “occorre che nessuno debba più morire in mare nel viaggio per arrivare nel nostro paese, e che i programmi di regolamentazione dell’immigrazione siano di respiro Europeo”. Bene. Poi però scopri che Cappelletti in passato ha militato nella Lega Nord e ricordi che Roberto Maroni parlava dei respingimenti verso la Libia (condannati dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo) proprio come di uno strumento per evitare morti in mare o che più di una volta l’attuale leader del Carroccio ha chiesto all’Ue di fare la sua parte.

Diverso il curriculum di Fabiana Dadone, ventinove anni appena compiuti, deputata eletta in Piemonte. Fino a pochi giorni fa era una praticante avvocato, impegnata nel sociale con associazioni che si occupano di vittime della tratta o di intermediazione culturale. Nella sua dichiarazione di intenti dice che vorrebbe “vedere garantiti in Parlamento i Diritti di coloro che "per Legge" non esistono”.

Quindi spiega: “i Clandestini sono realmente presenti sul nostro territorio ma invece di affrontare il problema legiferando ed amministrandolo gli organi legislativi nascondono la testa sotto la sabbia e non prevedono una situazione di questo tipo”. “I bambini nati in Italia – aggiunge – non hanno Diritto alla Cittadinanza italiana. Se questo Diritto non vuol essere garantito, il legislatore ha l'obbligo di affrontare la situazione quantomeno cambiando i termini di permanenza nel nostro paese (forse anche loro) migliorando le condizioni di vita della futura classe lavoratrice dell'Italia”.

Nel video di presentazione, Dadone torna sugli stessi temi: “I clandestini sono realmente presenti sul territorio ma non vengono considerati come persone presenti ed esistenti. I bambini che nascono sul territorio italiano non hanno diritto alla cittadinanza per nascita.

Io sono favorevole allo ius soli, ma se quantomeno non si concede la cittadinanza per nascita è nostro obbligo modificare la legge che attualmente concede i documenti per la permanenza nel nostro Paese”.

Uno vale uno, ripetono i Cinque Stelle. E la cittadina Dadone è una su centocinquanta. Chissà se ce la fa.

Elvio Pasca

 

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