Inizia in commissione il confronto sugli emendamenti al testo che cambierà le regole per diventare italiani. Si va da chi vuole affossarlo a chi propone di dimezzare i tempi per le naturalizzazioni
Roma – 21 settembre 2015 – “Cittadinanza subito ai bambini nati in Italia!”, “No, prima devono finire le scuole…”, “E agli adulti non pensiamo?”
Per capire quanto siano ancora incerti il cammino e il traguardo della riforma della cittadinanza, basta dare un’occhiata ai duecentoquaranta emendamenti presentati in Commissione Affari Costituzionali da tutti i gruppi politici, escluso il Movimento 5 Stelle. Vogliono modificare il testo di proposta unificata presentato dalla relatrice Marilena Fabbri (Pd).
Quel testo è dedicato ai figli degli immigrati, che sarebbero subito italiani se nascono qui e mamma o papà sono regolarmente residenti da almeno cinque anni, altrimenti dovrebbero prima frequentare cinque anni di scuola. Qui i dettagli. Difficile, però, che si trasformi in legge così com’è.
Quasi la metà degli emendamenti, e non è una sorpresa, sono stati presentati dalla Lega Nord. Vorrebbero affossare la riforma o usarla per rendere le regole ancora più dure: per esempio, prevedendo che i figli degli immigrati diventino cittadini a 18 anni solo se hanno frequentato tutta la scuola dell’obbligo “con profitto”, oppure introducendo un esame per la naturalizzazione degli adulti.
Forza Italia non vuole invece sentire parlare di ius soli, nemmeno temperato. Un suo emendamento prevede però che sia per chi è nato qui, sia per chi ci è arrivato da piccolo, la strada per diventare italiano dovrebbe essere la scuola: da frequentare per almeno cinque anni e concludendo le elementari, le medie o le superiori. Da più parti spunta poi l’ipotesi di un corso per imparare lingua, storia e costituzione (come se la scuola non bastasse).
Dall’altro lato, cioè da sinistra, non mancano invece emendamenti che amplierebbero il bacino dei potenziali italiani. Il PD, per esempio, è pronto ad abbassare da cinque a tre, o addirittura a uno, gli anni di “anzianità” di residenza regolare dei genitori che darebbero subito la cittadinanza ai bimbi nati in Italia. E Sel pensa anche agli adulti: dovrebbero poter diventare italiani dopo cinque anni da regolari in Italia, la metà rispetto a oggi.
La Commissione esaminerà e voterà gli emendamenti a partire da domani. La riforma è attesa in Aula a fine settembre e chissà che stavolta i deputati non riescano a rispettare i tempi. Di sicuro, la carne al fuoco è molta e, dopo tanto fumo, cresce l’attesa per l’arrosto.
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