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Cittadinanza. Fini: “Assurdo aspettare 18 anni”

Il presidente della Camera: “Basterebbe un ciclo scolastico”. Sarubbi (Pd): “Tema trasversale, il governo abbandoni la retorica”

Roma – 8 aprile 2011 – Ritiene esagerata la cittadinanza automatica per chiunque nasce qui, ma non si possono aspettare diciotto anni per diventare italiani. Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a proporre una via di mezzo per riformare la legge sulla cittadinanza favorendo le seconde generazioni.

Stamattina, durante un incontro di Fini con gli studenti al Teatro comunale di Casalmaggiore, una mamma di origine straniera gli ha chiesto un parere sui diritti dei figli degli immigrati. Il presidente della camera ha risposto di avere ”molti dubbi sul ius soli”, perché  “in un momento di grande immigrazione ci vuole cautela”.  Ma ha aggiunto che ”è assurdo aspettare il diciottesimo anno”.

”In diversi paesi, ed è questa la mia opinione, si dà la cittadinanza solo dopo un certo periodo di tempo, ad esempio dopo un ciclo scolastico” ha spiegato Fini. ”E’ un dibattito – ha concluso – che bisogna fare in Italia e spero venga fatto senza propaganda”.

Lo ius soli “temperato” non è una novità. Anche la proposta di legge firmata da Andrea Sarubbi (Pd) e Fabio Granata (Fli) prevede che si diventa italiani alla nascita solo se i genitori sono qui da regolarmente da almeno cinque anni, altrimenti serve un ciclo scolastico. Quella proposta, insieme ad altre quattordici sullo stesso tema, è però arenata dalla scorsa estate in commissione affari costituzionali alla Camera.

Difficile trovare per ora una sponda nella maggioranza. Isabella Bertolini, Pdl, attacca Fini: “Dopo avere sposato la linea del PD sulla cittadinanza sprint a tutti gli immigrati, Fini oggi ci regala l’ennesima perla del supermarket della svendita dei diritti fondamentali e cioè che sarebbe assurdo attendere i 18 anni di età per ottenere la cittadinanza. Peccato che questo diritto deve essere legato indissolubilmente alla volontà reale della persona che, come tutti sanno, diventa adulta solo al compimento della maggiore età”.

”È evidente – aggiunge Bertolini – che per Fini la cittadinanza e’ il presupposto dell’integrazione, mentre per noi e’ il contrario. Il riconoscimento della cittadinanza deve avvenire al termine di un percorso di reale integrazione, che si fondi sull’adesione ai valori e ai principi fondanti della nostra Costituzione e della nostra società”.

 “’Dispiace davvero notare come l’on. Bertolini, relatrice del progetto di riforma della cittadinanza, non riesca a resistere al riflesso pavloviano della retorica quando affronta questi temi. Solo cosi’, infatti, e’ possibile essere portati a confondere le caratteristiche dell’acquisizione della cittadinanza per i minori nati o vissuti qui, con quella degli adulti” contrattacca Andrea Sarubbi, del Pd.

Per Sarubbi  “come il governo davanti alla concretezza dell’emergenza di questo periodo ha rinnegato in soli due giorni i capisaldi della sua politica sull’immigrazione riguardo i profughi ed il permesso di soggiorno temporaneo, cosi’ dovrebbe fare anche nei confronti del tema della cittadinanza”. “Il tema non e’ maturo solamente nella societa’ civile ma anche in Parlamento, al netto della retorica, non sarebbe difficile trovare una maggioranza trasversale per approvare la riforma della cittadinanza, almeno riguardo i minori”

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