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Cittadinanza. “Il sindaco non può bloccare il giuramento di chi non sa l’italiano”

Il ministero dell’Interno richiama all’ordine  i primi cittadini (per lo più leghisti) che rimandano a casa gli immigrati. Alfano: “La legge non prevede verifiche sulla conoscenza della lingua”

Roma – 11 febbraio 2016 –  No agli esamini di italiano da parte di sindaci che si improvvisano professori. Sono illegittimi. Gli immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza devono poter giurare in Comune e diventare italiani senza ulteriori ostacoli. 

Il ministero dell’Interno ferma i zelanti sindaci, il più delle volte leghisti, che non fanno giurare i nuovi italiani, con la scusa che hanno poca dimestichezza con la lingua di Dante. 

Il mese scorso, per esempio, è successo a Brugnera, un comune in provincia di Pordenone, dove  il sindaco Ivo Moras ha rimandato a casa un aspirante cittadino al quale mancava solo il giuramento. “Nonostante sia in Italia da vent’anni – ha spiegato Moras – il signore ha dimostrato di non saper né leggere né comprendere la lingua italiana”. Il caso è finito in Parlamento, con un’interrogazione presentata dai deputati leghisti.

Ieri ha risposto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, mettendo, si spera definitivamente, i puntini sulle i. La legge italiana, ha spiegato, “non attribuisce all’ufficiale di stato civile e a nessun altro alcun potere di intervento per controllare, all’atto del giuramento, l’effettivo stato di conoscenza della lingua italiana ed esercitare al riguardo una qualsiasi forma di opposizione”. 

Quel giuramento “rappresenta la fine di un processo, di un iter per la cittadinanza, che sancisce la fine di un percorso di integrazione. Non è una pura formalità, ma esprime in modo solenne la volontà dello straniero di entrare a far parte della comunità nazionale. Una volta concluso l’iter e adottato il decreto di concessione della cittadinanza da parte del presidente della Repubblica un’ulteriore verifica volta ad asseverare quanto già accertato in sede istruttoria non è tecnicamente ammissibile e sarebbe comunque estranea ai profili e ai principi procedimentali”.

“La posizione presa dal sindaco di Brugnera, che contesta la competenza linguistica dello straniero, intendendo invalidare l’intero procedimento, non appare confortata da disposizioni normative che ne suffraghino in alcun modo la legittimità – ha concluso Alfano – e potrebbe dare luogo, se reiterata, all’esercizio dei poteri sostitutivi”. Insomma, se il sindaco non si adegua, ci penserà la prefettura a far giurare quel nuovo italiano. 

EP

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