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COMBATTERE LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO: QUALI STRUMENTI? – L’ESPERIENZA DEL PROGETTO “ROSARNO… E POI?” (Napoli, 16 luglio 2015)

 

SHEIBU un giovane ghanese, residente a Castel Volturno e ingaggiato alla rotonda di Pianura, ha sporto denuncia alla Procura di Santa Maria C.V. dopo aver perso tre dita della mano in un grave incidente sul lavoro, avvenuto in una panetteria di Pianura. Persino gli operatori e i medici del Pronto Soccorso hanno “chiuso gli occhi” dinanzi all’evidenza, registrando l’accesso di un giovane uomo sporco di sangue e farina come “incidente domestico”.

 

Del gruppo di lavoratori agricoli che lavoravano in una cascina nella campagna di Casal di Principe, in condizioni di vita e di lavoro disumane, BEN  è stato il primo a reagire. Ha affrontato i “padroni” chiedendo le paghe arretrate, ma ha ricevuto invece minacce e una bastonata in pieno viso.

 

Giovedì 16 luglio a Napoli presso l’Università Federico II, Dipartimento di Giurisprudenza, Corso Umberto I (dalle ore 14.30 – Aula Cicala) si terrà il convegno “Combattere lo sfruttamento lavorativo: quali strumenti?” – L’esperienza del progetto “Rosarno… e poi?”, finanziato dalla Fondazione con il Sud.

 

Incidenti sul lavoro, retribuzioni pattuite mai corrisposte, sottosalario, condizioni di lavoro inumane, minacce, violenza, caporalato, assenza di concrete alternative, la dimensione dello sfruttamento degli stranieri in Campania assume molti volti, tutti disumani.

In Campania si registra una presenza crescente nel numero di stranieri residenti (passata da 164mila unità nel 2010 a oltre 203mila nel 2014. Fonte: Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes) a cui si aggiunge un popolo di lavoratori stagionali nei periodi di raccolta. Anche il dato sull’incidenza del lavoro sommerso in agricoltura è in costante aumento, nel 2014  interessa il 32% dei lavoratori dipendenti. La Campania, insieme alla Calabria, è in cima alla lista delle regioni italiane che registrano maggiori irregolarità occupazionali (fonte: Rapporto Eurispes 2014).

Il fenomeno dello sfruttamento lavorativo ha molte dimensioni, non interessa solo l’agricoltura. Una cultura diffusa di illegalità che dal mondo del lavoro, si allarga a quello degli affitti, della sanità, e a tutti i  modi in cui una persona migrante o rifugiata nella Piana del Sele, a Castel Volturno o in altri “non luoghi” dispersi nelle campagne, nei cantieri o dietro mura domestiche può essere considerato solo come “braccia”, come “mezzo” di guadagno senza diritti e senza dignità.

 

la Regione Campania

Questi i temi oggetto del convegno “Combattere lo sfruttamento lavorativo: quali strumenti?”, che verranno affrontati da rappresentanti delle istituzioni della Regione, della Prefettura, della Direzione Territoriale del Lavoro, da avvocati, magistrati e rappresentanti di associazioni di tutela quali Asgi, Medu, il Comitato per il Centro Sociale Ex Canapificio.

 

Il convegno rappresenta il momento conclusivo del progetto biennale  “Rosarno… e poi?” che si proponeva di favorire l’accesso a misure di tutela e l’avvio di percorsi di integrazione per stranieri vittime di sfruttamento lavorativo nelle province di Salerno e Caserta, attraverso una pluralità di azioni: informazione sul territorio, orientamento socio-legale, assistenza legale, mediazione culturale, accoglienza e predisposizione di specifici percorsi di integrazione sociale e sanitaria.

Il progetto ha fornito orientamento socio-legale ad oltre 3.500 persone150 vittime di sfruttamento hanno beneficiato di servizi specifici per l’integrazione; oltre 70 le azioni legali intraprese.

Finanziato dalla Fondazione con il Sud il progetto “Rosarno… e poi?” è gestito dal Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR insieme con il Comitato per il Centro Sociale Ex Canapificio, la Comunità Rut  Suore Orsoline, la Caritas Diocesana di Caserta, l’Ufficio Immigrazione e Asilo CIR – Provincia di Salerno, l'Associazione Futura, l’Università degli Studi Federico II di Napoli

 

Ecco il programma del convegno. 

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