Roma, 19 febbraio 2024 – Un disperato appello si leva come un grido a un anno dal tragico naufragio di Cutro, che ha segnato indelebilmente la memoria collettiva italiana e europea. Quattordici giovani migranti afgani, sopravvissuti a quella terribile giornata, si sono rivolti al governo italiano, tedesco e all’intera Europa attraverso un video diffuso da MemMed e condiviso da Rete 26 Febbraio, una coalizione di oltre 400 associazioni impegnate nel terzo settore e nell’immigrazione. La richiesta è molto semplice: permettergli di ricongiungersi con le proprie famiglie.
Migranti, l’appello dei sopravvissuti alla strage di Cutro
Le loro parole, pronunciate con una mescolanza di dolore, rabbia e speranza, sono un richiamo urgente alla solidarietà e all’umanità di fronte a una situazione estremamente difficile e urgente. Parlano da un centro di accoglienza ad Amburgo. E lo fanno a pochi giorni dall’anniversario della tragedia, manifestando ancora una volta il loro profondo dolore e la loro disperazione.
Questi giovani sfollati chiedono con forza ai governi italiano e tedesco, nonché all’Unione Europea nel suo complesso, di riconoscere definitivamente il loro diritto al ricongiungimento familiare. La fuga dall’Afghanistan è stata determinata dal regime talebano. A partire dal 15 agosto 2021, infatti, ha portato a conseguenze disastrose sulla sicurezza, l’economia, la cultura e l’istruzione nel paese. E le loro testimonianze rivelano un quadro allarmante di violazioni dei diritti umani. Ma anche un clima di insicurezza costante che ha costretto molte famiglie a fuggire per cercare rifugio altrove.
“Dopo un anno, noi migranti sopravvissuti stiamo ancora soffrendo fisicamente e psicologicamente“, afferma uno di loro nel video, evidenziando le difficoltà quotidiane che affrontano senza un’adeguata sistemazione e bloccati senza documenti validi. Questa mancanza di assistenza e supporto spinge i migranti a chiedere aiuto in modo urgente. Così, rivolgono un appello alle istituzioni europee, affinché riconoscano i loro diritti fondamentali e facilitino il processo di ricongiungimento familiare. Oltre alla richiesta di assistenza e protezione, però, emerge anche un’altra realtà amara: molti sopravvissuti sono stati negati nel diritto di tornare a Crotone e Cutro per commemorare l’anniversario della tragedia. Nonostante le dichiarazioni di accoglienza, quindi, l’Europa continua a chiudere loro le porte, rifiutando loro il passaporto necessario per raggiungere l’Italia nei giorni della commemorazione.
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