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Coronavirus Italia, centinaia di operatori sanitari rifiutati perchè extra comunitari

coronavirus italia

Roma, 11 novembre 2020 – Gli ospedali in Italia stanno di nuovo rischiando il collasso a causa dell’emergenza coronavirus. Serve personale, e ci sarebbero molti operatori disponibili a dare il proprio contributo. Oltre ai 23mila medici neo abilitati, che stanno aspettando di entrare nella scuola di specializzazione, ci sarebbero anche tanti extra comunitari pronti ad arrivare in aiuto. Il Piemonte, però, non li fa nemmeno accedere ai bandi. “Pensiamo sia illegittimo escludere centinaia di medici e infermieri stranieri dai concorsi in tempo di pandemia. E’ inspiegabile, c’è carenza di personale sanitario. Si applichi la norma che prevede l’assunzione anche di coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno”, hanno denunciato dall’ASGI.

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Coronavirus Italia, ASGI: “Ignorano la disposizione e continuano a bandire concorsi che richiedono la cittadinanza”

“Da settimane le autorità sanitarie denunciano la carenza di medici e infermieri che sarebbe necessario assumere per rispondere all’emergenza Covid. Non ultime le dichiarazioni dell’assessore della regione Lombardia, Giulio Gallera, e del presidente della commissione regionale Sanità del Piemonte, Alessandro Stecco, che hanno chiesto aiuto alle ONG, agli specializzandi e ai medici in pensione. Eppure da marzo 2020 grazie all’art. 13 del “Decreto Cura Italia”, convertito in Legge n. 27/2020, possono essere assunti “alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, purché titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare. E fermo ogni altro limite di legge”, scrivono gli avvocati in un comunicato firmato anche dalle associazioni Lunaria e Italiani senza cittadinanza.

“Inspiegabilmente, le amministrazioni di Ospedali e Azienda sanitarie stanno completamente ignorando questa disposizione. Continuano a bandire concorsi che, quanto ai medici, richiedono il requisito della ‘cittadinanza italiana o di paesi dell’Unione Europea‘. Tutto questo accade a Bergamo, a Civitavecchia, a Matera, mentre in Piemonte sono stati addirittura esclusi tutti i cittadini extracomunitari in violazione della legge vigente”, sottolineano ancora.

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Coronavirus Italia, solo il 10% degli stranieri senza cittadinanza lavora nella Sanità pubblica

Proprio in questo momento dovrebbe essere accettato tutto l’aiuto possibile. Solamente negli ultimi giorni, infatti, è emerso che ci sono stati oltre 18mila positivi tra gli operatori sanitari nell’ultimo mese. Nonostante questo, però, i numeri e le difficoltà all’interno degli ospedali sembrano non essere sufficienti agli occhi della giunta Cirio e dell’assessorato alla sanità guidato da Luigi Icardi, che non hanno voluto cogliere l’opportunità. “Peraltro, per quanto riguarda i medici, la situazione era già in precedenza del tutto illogica. Perché da un lato i posti di lavoro che richiedono la qualifica dirigenziale (e quindi anche tutti i posti di lavoro di medico) dovrebbero essere riservati – secondo il DPCM 174/94 – ai soli cittadini italiani, con esclusione, quindi, persino dei cittadini UE.

Dall’altro il Consiglio di Stato ha già sancito in più occasioni che il predetto DPCM è illegittimo per contrasto con il Trattato dell’Unione . Deve pertanto essere rivisto”, si legge poi nel comunicato. Secondo l’Associazione medici stranieri in Italia, nel nostro Paese sono presenti circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie. Si parla di 22mila medici, 38mila infermieri, ma anche fisioterapisti, odontoiatri, farmacisti e altri professionisti. Di loro, solamente il 10% riesce ad accedere nei posti di lavoro all’interno della Sanità pubblica.

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ASGI: “Occorre garantire l’accesso di lavoro senza distinzioni di cittadinanza”

“Occorre quindi porre mano rapidamente alla materia e darle un nuovo assetto che tenga conto del contributo che i sanitari stranieri possono dare nell’emergenza. Ma anche del dovere della pubblica amministrazione di garantire – nell’interesse della collettività – l’accesso ai posti di lavoro ai più capaci e meritevoli, senza distinzioni di cittadinanza“, afferma il comunicato. “Chiediamo al Ministero della Sanità e della Pubblica Amministrazione di intervenire immediatamente presso gli enti del SSN. Affinché, nella fase di emergenza, garantiscano il rispetto dell’art. 13 citato. Consentendo così l’accesso alle professioni sanitarie a tutti gli stranieri titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare.

Al governo chiediamo di modificare il DPCM 174/94 per renderlo conforme ai principi fissati dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato e dunque escludendo i posti di lavoro dei medici da quelli riservati ai cittadini. Quantomeno quando detti posti di lavoro non comportino in via esclusiva e continuativa l’esercizio di pubbliche funzioni. Al Parlamento chiediamo di estendere gli effetti dell’apertura di cui al citato art. 13, oltre il periodo di emergenza. Essendo del tutto illogico che la possibilità del cittadino straniero di concorrere a un posto di lavoro sia limitata al solo periodo di emergenza“, conclude il testo di ASGI.

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