Roma, 18 febbraio 2025 – Il sistema di ingresso dei lavoratori stranieri in Italia sta creando gravi difficoltà per le micro e piccole imprese, con conseguenze economiche pesanti per l’intero Paese. Lo denuncia l’Unione Artigiani di Milano e Monza Brianza, sottolineando come le rigidità e i ritardi del Decreto Flussi stiano causando un danno di almeno 4 miliardi di euro annui tra imposte e contributi pensionistici non incassati, oltre a ostacolare la crescita delle aziende in settori chiave come manifatturiero, turismo, ristorazione e agricoltura.
Una macchina burocratica inefficiente
Secondo i dati raccolti dal network delle associazioni “Ero Straniero”, solo il 7,8% delle quote di ingresso stabilite dal governo si è effettivamente trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili. Nel 2023 la percentuale era stata del 13%, segno di un peggioramento della situazione.
Molti lavoratori stranieri già selezionati dalle aziende e con nulla osta ottenuto attendono da oltre un anno una risposta da ambasciate e questure per completare le procedure di ingresso. Questa situazione paralizza le imprese, che spesso devono rinunciare a lavori o addirittura chiudere per mancanza di personale qualificato.
Click day e incertezze: un sistema da riformare
Marco Accornero, Segretario Generale di Unione Artigiani, ha sottolineato come il Decreto Flussi, nella sua attuale configurazione, non sia più sostenibile: “Ogni giorno di ritardo e incertezza nell’attuazione delle procedure rappresenta un danno per le aziende sane, scombussolando ogni programmazione. Le imprese devono poter effettuare richieste in qualsiasi momento, senza dover partecipare alla lotteria del click day”.
Secondo Accornero, il meccanismo attuale, basato su scadenze e quote rigide, crea disparità ingiustificate: alcune aziende vedono le loro pratiche bloccate per mesi, mentre altre ottengono permessi in tempi rapidissimi.
Testimonianze dal mondo del lavoro
La denuncia di Unione Artigiani è confermata dalle esperienze dirette di molte imprese. La Conterm di Cesate (MI), azienda a conduzione familiare specializzata in serramenti, attende da oltre un anno notizie sul permesso di soggiorno di Bilal, lavoratore pakistano richiesto per affiancare l’unico dipendente della ditta. “Abbiamo provato di tutto, anche con l’aiuto di un avvocato, ma Bilal non è ancora riuscito nemmeno a ottenere un appuntamento in ambasciata”, racconta il titolare Oniga Aurel Durin.
Situazione simile per Roberto Villella, titolare di una micro impresa edile a Milano: il suo apprendista egiziano, Said, è arrivato regolarmente in Italia ma non riesce ancora a ottenere un appuntamento in questura per completare l’iter burocratico. “Abbiamo un lavoratore pronto, ma bloccato dall’inattività. Nel frattempo, siamo costretti a esternalizzare il lavoro, con costi aggiuntivi per l’azienda”.
Al contrario, la Fashion-Art di Lentate sul Seveso (MB), specializzata in modellistica per l’alta moda, ha visto approvate cinque richieste di lavoratori esperti tramite il Decreto Flussi di dicembre 2024, con quattro di essi già operativi e il quinto in arrivo a breve.
La richiesta di un sistema più efficiente
Di fronte a queste disuguaglianze e lungaggini burocratiche, Unione Artigiani chiede una riforma radicale del Decreto Flussi, proponendo un sistema di ingressi aperto tutto l’anno e maggiori supporti per la formazione e selezione del personale straniero.
“Le imprese dell’artigianato hanno tutto pronto: contratti di lavoro, appartamenti per i dipendenti e programmi di formazione. Eppure, molte pratiche restano bloccate senza motivo per oltre un anno. Così non si può andare avanti” conclude Accornero.