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ELEZIONI: FOUAD ALLAM LASCIA PD, SORPRESA TRA MUSULMANI

IO CON FONDAZIONE, NON PDL. FAYE, DA DESTRA COOPTAZIONE SIMBOLI (ANSA) – ROMA, 3 APR – "Il Parlamento deve rispecchiare la società", e il fatto che nessuno straniero vi sia stato candidato da parte del Pd, di fatto "negandone l’esistenza", é "un delitto politico". Così Khaled Fouad Allam, deputato uscente del Pd non ricandidato alle prossime elezioni, parla della sua scelta di avvicinarsi al centrodestra, attraverso la Fondazione Magna Charta. Una scelta, quella di Fouad Allam, che ha destato sorpresa tra i musulmani impegnati nella sinistra italiana. "Ma una Fondazione – precisa lui – non è un partito politico. E comunque il Pdl, aggiunge, "non è la Lega", con cui il primo "é solo apparentato". Dalla sua mancata ricandidatura nel Pd, Fouad Allam si dice non deluso per sé stesso, quanto piuttosto "ferito" per l’assenza assoluta di stranieri nelle liste. Anche se vede un ruolo di rappresentanza nelle istituzioni come un naturale approdo "di 25 anni di politica". E annuncia un suo prossimo libro intitolato ‘Viaggio di un arabo in Parlamento’. Sull’Islam "ho sempre dichiarato – dice ancora il docente universitario di origine algerina – che è un tema da affrontare in modo trasversale, per la creazione di un Islam italiano". Che passa anche attraverso, ricorda, la costruzione di un registro degli imam in Italia, oggetto di un suo disegno di legge in Parlamento. In questa luce Fouad Allam spiega anche la sua scelta di partecipare, domani, alla manifestazione di Magna Charta contro la costruzione della Moschea di Colle Val d’Elsa (Siena). "Per quella moschea – precisa – non ho mai firmato appelli. E in generale sono sempre stato critico sull’Ucoii". Eppure anche questa presenza sorprende più di qualcuno tra i musulmani italiani. Come Aly Baba Faye, esponente di Sinistra Democratica dopo vent’anni di impegno prima con la Cgil e poi con i Ds. Che vede nel nuovo approdo di Fouad Allam il risultato di una strategia del centrodestra di compiere "una sorta di cooptazione simbolica di alcune figure più in vista" della immigrazione e della comunità musulmana, senza tuttavia la volontà di "costruire una rete più ampia di partecipazione". Quella di Fouad Allam è comunque "una scelta personale che non mi permetto di giudicare", osserva Faye. Anche se per lui, senegalese da 24 anni in Italia, fare politica "non vuol dire solo essere candidati ed entrare nelle istituzioni, ma lavorare con impegno dal basso per dei valori in cui si crede, vivendolo come una responsabilità e una missione". Comunque, riconosce, anche da parte del centrosinistra "ci sono state strumentalizzazioni nei confronti degli immigrati": dai leader "che non vengono valorizzati" al grande impegno nel cercarne i consensi o redigere un ottimo programma di governo, "e lasciare che dopo il voto gli immigrati non contino piu". Quanto alla propria appartenenza alla comunità musulmana, conclude Faye, "non credo nella politicizazione dell’Islam né in Senegal né in Italia. Sono musulmano credente e praticante, ma nella sfera pubblica preferisco rappresentare i cittadini". Sulla vicenda interviene anche Khalid Chaouki, candidato tra i Moderati per Rutelli nella capitale. "Se le posizioni espresse oggi su ‘Libero’ fossero vere – osserva con riferimento ad un’intervista, a proposito della quale Fouad Allam nega però in particolare di avere parlato di ‘razzismo’ nel Pd -, per me e gran parte dei musulmani italiani sarebbe una delusione. Fare politica non è avere cariche, ma abbracciare ideali, per me più vicini al centrosinistra. La cosa grave è che oggi alcune figure significative dell’Islam moderato si fanno strumentalizzare, alimentando un clima di islamofobia. Si può essere critici verso alcune espressioni dell’Islam italiano senza cadere nella demonizzazione". (ANSA).
BOR/

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