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Emergenza Nordafrica. Stop all’accoglienza dei profughi, tranne minori e vulnerabili

Finisce anche la proroga, migliaia di persone devono uscire dalle strutture che le hanno ospitate finora. I Comuni: “Rassicurazioni dal Viminale”. L’Arci: “Non ce la faranno da sole, noi non le cacceremo”

Roma – 28 febbraio 2013 – Dopo la proroga di due mesi accordata alla fine dello scorso anno, si conclude oggi ufficialmente l’accoglienza dei profughi arrivati in Italia sull’onda delle rivoluzioni della primavera araba e della guerra in Libia. Migliaia di persone, che non hanno partecipato a percorsi di integrazione (corsi di italiano, formazione professionale, sostegno nella ricerca di una casa…), finiranno per strada.

Nel 2011 arrivarono, soprattutto da Libia e Tunisia, 65mila profughi. Circa 13mila, secondo le stime dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, sono ancora presenti nelle strutture di circa 200 Comuni. Molti appartengono a categorie deboli, come minori, mamme con bambini, ammalati, molti sono soggetti ancora in attesa del rilascio di un permesso di soggiorno motivi umanitari.

Il ministero dell’Interno, che ha ereditato dalla Protezione Civile la gestione dei profughi, lo scorso 18 febbraio ha spiegato, tra le altre cose, che chi lascia le strutture d’accoglienza avrà una buonuscita di 500 euro. Chi ha un permesso umanitario ma non il passaporto, potrà ottenere dalle Questure un titolo di viaggio.

Per continuare ad accogliere i minori non accompagnati che hanno chiesto asilo sono stati stanziati 2,5 milioni di euro, ma basteranno a coprire le spese dei Comuni solo dalla formalizzazione della domanda all’inserimento nelle strutture del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. E ciò che è avanzato dai fondi della proroga dovrebbero assicurare ancora l’accoglienza della persone della categoria “vulnerabili”, finchè non verranno inserite nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

L'allarme dell'Anci e le rassicurazioni del Viminale

L’Anci ha lanciato l’ennesimo allarme. “I comuni, specie i capoluoghi, dovranno gestire una situazione molto difficile, contraria alla Costituzione: alle amministrazioni comunali sono affidati compiti cui non possono sottrarsi, senza le risorse necessarie a provvedervi, provocando in alcuni casi forti sofferenze di bilancio. In questi due anni è mancata la piena coscienza di quello che stava accadendo sia da parte dell’attuale governo che da quello precedente” ha detto Flavio Zanonato, sindaco di Padova e responsabile Sicurezza ed Immigrazione dell’associazione.

I Comuni hanno chiesto di aumentare l’accoglienza dello Sprar, arrivando dagli attuali 3700 posti a quasi 5mila, di garantire comunque l’accoglienza dei vulnerabili, stanziando anche altri fondi e di sveltire il rilascio dei permessi umanitari. Quanto alla buonuscita di 500 euro, andrebbe data subito alle persone che lasciano le strutture, e invece ora c’è “il rischio che le risorse arrivino dopo che le persone sono fuori dai centri”.

Se ne è parlato ieri in una riunione del Tavolo di coordinamento nazionale sull’emergenza Nord Africa.  "Dal ministero dell'interno – segnala oggi Zanonato – abbiamo ricevuto risposte rassicuranti anche se restiamo in attesa di un'ulteriore comunicazione scritta”.

Questa dovrebbe accogliere le richieste dell' Anci “per quanto riguarda la necessità di garantire la continuità dell'accoglienza per le persone con vulnerabilità di diverso tipo (comprese famiglie con bambini) e  per chi non e' ancora in possesso di un titolo di soggiorno, la copertura dei costi e la definizione precisa del cosiddetto 'contributo di uscita', anche per quanto riguarda la sua erogazione".

Arci: "Non ce la faranno da soli"

Al Tavolo di ieri ha partecipato anche l’Arci, che giudica però “generiche” e insufficienti le risposte del ministero dell’Interno. Ad esempio, per minori e categorie vulnerabili, “non è stato preso né un impegno economico preciso né è chiaro in che consisterà questa presa in carico”. Inoltre, il contributo di 500 euro verrà comunque erogato “con modalità decise dalle singole prefetture” e “non riguarderà le persone allontanate prima del 18 febbraio”.

L’Arci ha quindi deciso di scrivere alle prefetture che nei centri sono ancora presenti persone non in grado, una volta fuori, di costruirsi una vita autonoma. E continuerà ad ospitare nelle sue strutture quanti non hanno accettato di andarsene con la buonuscita di 500 euro: “Non è compito dei soggetti gestori l’allontanamento o il trasferimento dei profughi dalle strutture, ma anzi associazioni come l’Arci sono tenute, ai sensi del proprio Statuto, a garantirne in ogni caso il rispetto dei diritti umani e la sicurezza sociale” .

L’associazione chiede che “vengano fornite dalle autorità in carica e, quando verrà insediato, dal nuovo Parlamento, indicazioni precise per uscire dall’emergenza Nord Africa con criteri di giustizia sociale e nel rispetto della dignità dei profughi. Va superata l’incertezza che ha caratterizzato questa vicenda, prima col ministro Maroni, che l’ha gestita solo come problema di ordine pubblico, e ora col ministro Cancellieri che appare restia a fornire risposte certe, efficaci e rispettose dei diritti delle persone coinvolte”.

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