Mentre a Palazzo di Vetro si cerca una risoluzione per intervenire contro i trafficanti, si punta alla distribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi dell’Ue. Ma intanto, anche in Italia, c’è chi accoglie e chi no
Roma – 11 maggio 2015 – Si gioca su tre tavoli, uno internazionale, uno europeo e uno nazionale, la partita dell’Italia per affrontare l’emergenza profughi nel Mediterraneo.
Oggi Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’Ue, è a New York per cercare una copertura delle Nazioni Unite alla lotta a chi riempie i barconi di disperati. Si cerca una risoluzione che autorizzi, secondo la bozza che sta circolando, “l'uso di tutti i mezzi per distruggere il modello di business dei trafficanti di esseri umani".
La risoluzione permetterebbe anche di distruggere i barconi prima che vengano utilizzati. Si tratterebbe insomma di un’operazione di polizia internazionale, che vedrebbe schierate più nazioni ma il cui coordinamento potrebbe toccare all’Italia.
Molte le incognite. Gran Bretagna e Francia, che hanno diritto di veto, sono favorevoli. Incerta invece la risposta degli altri tre membri permanenti: Usa, Cina e, soprattutto, Russia. Ci sono poi da tenere presenti i rischi dell’uso della forza (e se utilizzassero migranti e profughi come scudi umani?”) e il fatto che il governo libico di Tobruk ha già fatto capire di non gradire interferenze sul suo territorio.
A livello europeo si punta invece a un potenziamento e allargamento del raggio di azione dell’operazione Triton per salvare vite umane e a un maggior coordinamento tra polizie e intelligence europee nella lotta ai trafficanti. L’obiettivo principale rimane però una distribuzione dei profughi in tutto il territorio europeo con un sistema di quote vincolante, non volontario.
L’idea è legare il numero di profughi da “imporre” a ogni stato membro a valutazioni relative al Pil, al tasso di disoccupazione e ai richiedenti asilo già ospitati. Su questo punto ci sono però già Stati come la Gran Bretagna che non vogliono collaborare e comunque come precondizione viene posta una corretta identificazione dei profughi in Italia, che andrebbero fotosegnalati e trattenuti nei centri di accoglienza.
Infine c’è il problema della prima accoglienza in Italia, che continua a pesare sul alcune regioni in maniera spropositata rispetta ad altre, con Lombardia e Veneto, ad esempio, che ribadiscono il loro no ad ospitare altri profughi.
“Non è accettabile nessuna forma di egoismo. Sarebbe incoerente da parte dell’Italia – ha ribadito oggi il ministro dell’Interno Angelino Alfano – chiedere migranti da distribuire equamente in Europa senza che l’Italia al proprio interno faccia una equa distribuzione: equa distribuzione fra gli stati europei ma anche equa distribuzione fra le regioni italiane”.
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