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Epifani: “Sciopero generale anche per gli immigrati”

La Cgil: "Esiste un ‘caso Italia’, il Paese sta regredendo. Si rischiano altre Rosarno" Roma – 5 marzo 2010 – "I fatti di Rosarno sono passati troppo presto sotto silenzio. Il rischio è che si verifichino altre Rosarno se non si risolvono i problemi che li hanno generati". Lo ha detto ieri a Roma il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani,durante una conferenza sui lavoratori immigrati.

L’immigrazione, ha sottolineato il leader della Cgil, è "una delle grandi questioni che segna la civiltà di un paese", ma "l’Italia sta regredendo anche da questo punto vista".  Per Epifani, "il ‘caso Italia’ è paradossale per un paese che ha mandato 27 milioni di italiani nel mondo, il numero maggiore tra i paesi europei, e oggi non riesce a darsi una cultura e un diritto delle politiche di accoglienza. Per prendere qualche voto si mandano al macero i diritti dell’uomo e si torna a prima della Rivoluzione francese".

La leader Cgil ha poi ribadito l’appoggio della confederazione alle iniziative della "Primavera antirazzista". Ha poi ricordato che gli obiettivi dello sciopero generale del 12 marzo sono tre: una "politica industriale che difenda l’occupazione", una "riduzione immediata del prelievo fiscale su lavoratori e pensionati, senza aspettare la fine della legislatura" e, appunto, "una diversa politica di accoglienza nei confronti degli immigrati".

Anche il coordinatore nazionale immigrati della CGIL Nazionale, Kurosh Danesh, ha denunciato che:  "Se non si risolve il problema dei diritti degli immigrati in Italia il rischio è di incorrere in altre Rosarno. Il Governo ha un atteggiamento ideologico e restrittivo che porta inevitabilmente al degrado sociale e civile".

Il sindacalista ha ricordato che “i lavoratori immigrati producono il 10% del Pil italiano e pagano 21 miliardi di contributi, ma dietro le cifre ci sono persone. Vent’anni fa gli italiani avevano un lavoro sicuro e gli immigrati un lavoro precario, oggi gli italiani hanno un lavoro precario e gli immigrati sono ridotti in schiavitù. Per questo, ha concluso Danesh: "La CGIL affronta la tematica guardando al futuro, nel ’91 abbiamo cambiato lo statuto per un sindacato plurietnico. Oggi ci sono 300mila immigrati iscritti e 1.500 che lavorano all’interno dell’organizzazione".

All’incontro è intervenuto il segretario generale per l’Africa della International trade union confederation(Ituc), Adrien Beleki Akouete. I lavoratori immigrati, ha detto, "raccolgono i pomodori, puliscono le città, si occupano dei vostri figli e dei vostri genitori anziani. Il 17% degli addetti nel settore edile in Italia sono di origine straniera. Servono leggi che riconoscano i diritti di questi lavoratori".

Akouete ha criticato le "leggi dure" per gli immigrati e le restrizioni per l’accesso alla cittadinanza "nel Paese che, è noto a tutti, fino a qualche anno fa aveva più emigranti che immigrati". Il mondo, ha concluso il sindacalista africano "conoscerà sempre l’immigrazione e l’immigrato quando arriva nel paese che lo accoglie porta con sé il proprio ‘know-how’ e visto che gli stranieri portano la propria forza lavoro devono vedersi riconoscere i propri diritti".

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